lunedì, gennaio 31, 2005

La scuola austriaca e il signoraggio

Terni: quando Thyssen era capace di risolvere i problemi

di Marco Saba

E' di questi giorni la notizia della crisi apparentemente irreversibile delle acciaierie di Terni della ThyssenKrupp: il piano illustrato dal presidente del Comitato Esecutivo dell'azienda, Michael Rademacher, prevede non solo la chiusura dello stabilimento del magnetico, coi suoi 350 posti di lavoro, ma anche l'uscita di 155 lavoratori, del magnetico e dell'inox, che andranno in pensione o in mobilita', nonché il ricorso alla cassa integrazione. Il presidente Rademacher potrebbe disporre di un'alternativa interessante che è stata illustrata ieri, a Roma, durante il primo Forum Nazionale sulla Riforma Monetaria: l'emissione di una valuta locale complementare all'Euro. Con questa valuta l'azienda potrebbe permettersi di mantenere la produzione e contemporaneamente sviluppare l'economia locale, mantenendo i posti di lavoro. Si tratta di un uovo di Colombo, di una soluzione elegante che l'azienda non può non conoscere poiché fu proprio Fritz Thyssen, nel 1923, a risolvere con questo sistema la crisi delle sue aziende nella valle della Ruhr, in Germania. All'epoca la crisi fu dettata dall'iperinflazione del marco tedesco e dalle pressioni della Francia per ottenere gli indennizzi della prima guerra mondiale. Le truppe francesi erano entrate nella Ruhr per impadronirsi, come riparazioni, delle
acciaierie e delle miniere di carbone. Lo scopo era anche quello di distruggere la capacità industriale della Germania. Questa mossa non incontrava il favore degli anglo-americani, che tuttavia si limitarono a deboli proteste diplomatiche. Fritz Thyssen organizzò gli industriali della Ruhr in una forza di resistenza, rifiutando di produrre acciaio e di estrarre carbone per i francesi. La resistenza venne finanziata dagli industriali. In un periodo di inflazione che attraversava tutta la
Germania, il valore del marco diminuiva continuamente. Thyssen ed i suoi colleghi industriali cominciarono a stampare dei biglietti locali con cui pagavano i lavoratori e finanziavano la resistenza. Alla fine di luglio 1923, la valuta tradizionale era cambiata al tasso di un milione di marchi per ogni dollaro. Alla fine di settembre, il marco non valeva più della carta su cui era stampato: poteva essere usato bruciandolo nei caminetti per scaldarsi. Fu allora che la valuta complementare salvò la situazione e venne usata su vasta scala assieme al baratto.
Se la soluzione funzionò allora, in un contesto ben più degradato, non si vede perché non dovrebbe funzionare adesso, mentre il meccanismo perverso dell'emissione dell'euro divora la ricchezza del popolo anestetizzato. Una iniezione di valuta complementare potrebbe risolvere la situazione di Terni a beneficio di tutti: sindacati, lavoratori, industria e governo. Perché non provare, prima di gettare la spugna ?

sabato, gennaio 29, 2005

La forza del PIL

Un signore sta tranquillamente leggendo nel suo salotto quando all’improvviso un mattone gli entra in casa sfondando il vetro.
Il mattone è avvolto da un foglio su cui c’è scritto: “ Se hai bisogno di cambiare un vetro rivolgiti a noi della SventroLux”.

Fazio addio

EDITORIALE

di MARLOWE

Dicono che Antonio Fazio da un po' di giorni sia depresso e di umore nero. Dicono anche che il governatore di Bankitalia stia meditando un gesto clamoroso: le dimissioni. In effetti quella appena passata è stata una settimana nerissima per Fazio che dopo l'incontro di una quindicina di giorni fa con Berlusconi era convinto di essere entrata nel regno degli «intoccabili». Invece durante i lavori in commissione una alleanza trasversale gli ha dato un bel colpo e ancora più duro -quasi mortale - è il colpo all'istituzione che ritiene di rappresentare. Negli ultimi anni Fazio ha perso parecchi consensi. Sia all'interno che all'esterno della banca. All'interno perché ha concentrato su di se tutto il potere emarginando gli altri componenti del direttorio che ora si appresterebbe a modificare per inserire uomini fidati. Il governatore si è messo contro anche i sindacati - storicamente filoaziendali - che martedì hanno minacciato una raffica di scioperi contro la pretesa di rivedere unilateralmente gli accordi negoziali dell'Istituto. Altra accusa a Fazio è l'eccessiva loquacità. Rispetto ai tempi di Carli quando il governatore parlava 3 volte l'anno, con Fazio gli interventi si sono decuplicati. Così come i richiami a Tommaso d'Aquino: troppa loquacità fa perdere prestigio e autorevolezza. Ma è sul fronte esterno che le difficoltà per Fazio sono diventate gigantesche. L'accusa è di fare il «gioco delle tre carte». Nel 2001 alleato di Berlusconi e Tremonti; poi critico; poi vittima del tremontismo e della sua volontà di mettere le mani su Bankitalia. In mezzo a tutto questo la perdita di ogni autorità sul versante della gestione della moneta a favore della Bce e quindi una fortissima riduzione del potere di Bankitalia. Che di fatto. ormai si riduce solo ai temi della concorrenza bancaria (dove i giochi di Fazio - ci dicono - sono parecchio spregiudicati) a quelli della gestione della centrale rischi e della vigilanza.

Uscito Tremonti dal governo, Fazio ha giocato la carta del riavvicinamento a Berlusconi. Nell'incontro di un paio di settimane fa a palazzo Chigi aveva ottenuto dall'amico Silvio praticamente tutto. Cioè che il governo appoggiasse la sua posizione (rispetto alla legge sulla difesa del risparmio) in tema di concorrenza bancaria e di nomina a tempo indeterminato del governatore. Nulla di scandaloso, ovviamente. Forse giusto. Ma Fazio (e Berlusconi) non hanno fatto i conti con una sinistra vendicativa che si è un po' stufata del governatore e con una destra (da Tabacci a La Malfa e alla Lega) che al governatore hanno voluto dare una lezione, anche a costo di affossare la Banca d'Italia.

Ora Fazio spera in un intervento di Berlusconi e soprattutto di Gianni Letta per cercare di rimediare alla batosta subita. E per farlo si appiattisce sempre di più sul governo. Il governatore, dicono, in questi giorni è triste e medita di fare come Cincinnato: sarebbe un bene per Bankitalia se le dimissioni fossero presentate sul serio.

(il manifesto, 28/1/2005)

mercoledì, gennaio 26, 2005

Valuta regionale complementare all'euro

Siamo oggi tecnicamente in grado di realizzare il sogno dell’umanità, di provvedere ai bisogni di tutti gli abitanti del pianeta, lasciando alle macchine il compito di eseguire i lavori meno piacevoli. Quello che manca è la moneta per farlo. La moneta non è altro che una convenzione tra la gente di accettare ed usare un qualcosa come mezzo di scambio – che sia cartamoneta, monete, conchiglie - come avviene in alcune parti del mondo - o sigarette, come avvenne nei campi di concentramento della seconda guerra mondiale. E’ possibile che il nostro modo di pensare sia stato svilito dalla nostra incapacità di comprendere appieno il funzionamento del sistema-moneta ?

Ringraziamo Marco Saba per aver tradotto in italiano questo documento della sempre ottima Margrit Kennedy.

martedì, gennaio 25, 2005

Intervista a Heloisa Primavera

L'ECONOMISTA BRASILIANO Paul Singer, in un articolo sui Club di Trueque e l'economia solidale apparso sulla Rivista Trueque, ha analizzato i diversi sistemi di interscambio compensato nel mondo, tra i quali i più conosciuti sono i Lets, e le loro varianti europee, e i Clubes de Trueque in Argentina. Secondo Singer, queste strutture sono "un'associazione di persone disoccupate o sub-occupate, che dispongono di un potenziale produttivo inutilizzato per mancanza di domanda e necessità insoddisfatte per mancanza di denaro.
Nel club si crea la domanda mancante e, allo stesso tempo, le persone soddisfano le proprie necessità comprandosi prodotti reciprocamente. Si tratta di un uovo di colombo, il cui segreto è l'emissione di una moneta propria del club, che genera la domanda monetizzando le necessità insoddisfatte dei partecipanti". Per saperne di più, Carta ha conversato con Heloisa Primavera, una delle persone più attive, inArgentina, sul Trueque.
È come dice Singer o c'è dell'altro?
C'è dell'altro, ma l'idea di "uovo di Colombo" di Singer, rivisitata, identifica ciò che la gente non vede a prima vista: il miracolo non è il Trueque, ma l'emissione di moneta propria, che facilita e moltiplica gli interscambi. L'emissione di moneta è anche il segreto del cambio di modello: se un gruppo delega l'emissione di moneta, delega la propria sovranità, consegna il potere che la moneta conferisce ....
È importante, allora, inquadrare il Trueque con moneta sociale in un contesto chiaro di economia di solidarietà, nel quale il processo economico non è altro che una parte del processo sociale, e supera il palliativo di "uscire dalla crisi" per adottare una visione critica. Aggiungo, però, che dai tempi dell'articolo di Singer, la mia comprensione è cambiata molto. Soprattutto rispetto alla difficoltà di incorporare il nuovo modello di "empowerment" che questi sistemi rappresentano, nella nuova logica, diciamo, per dargli un nome, dell'economia eterodossa di Bernard Lietaer, esposto molto chiaramente nella sua opera "Il futuro del denaro: un nuovo modo di creare ricchezza, lavoro e un mondo più saggio"1.
In poche parole, ciò che sostiene Lietaer è che il sistema finanziario si trova in una situazione senza uscita, per essere nato nel paradigma della scarsità. Il Trueque e altri sistemi di interscambio senza denaro sorprendono perché riscoprono il paradigma dell'abbondanza. Questa spiegazione permette di comprendere la logica sociale della crescita del Trueque in Argentina, impossibile da capire se analizzata solo come fenomeno economico.
Come nasce la esperienza della Red Global de Trueque ?
Il primo Club del Trueque nasce nel 1995, a Bernal, trenta chilometri da Buenos Aires. Fu un'iniziativa di un gruppo di vicini, guidati da due ecologisti che avevano partecipato ai sistemi di formazione di reti di marketing multilivello, e che credevano che il sistema poteva essere utilizzato a livello nazionale a favore delle classi medio-basse. Provarono a scambiare zucche con una vicina impoverita, e poi decisero socializzare il sistema, arrivando al primo club di Trueque. Si chiamò così, perché era un mercato chiuso, al quale ci si associava per produrre e consumare nel gruppo. Pochi mesi dopo, esisteva già un primo club nella capitale federale e un altro appena fuori.
Ma solo è dal 1996, quando i media iniziarono a diffondere la "curiosità", che la Rete comincia a organizzarsi come tale. La sua formalizzazione si può datare al 1997, quando nacque una struttura regionale decentrata, che poi si estese a livello nazionale. Nel 2000, il gruppo fondatore ha deciso di "riprendere" il controllo della replicazione del modello e si è separato dalle altre regioni, conservando il nome di Red Global de Trueque, mentre l'altra rete ha continuato come Red del Trueque Solidario. Oggi ci sono circa venticinque reti nazionali. Le più importanti sono tre, due già citate, più il Club del Trueque Zona Oeste, attivo all'inizio in quella zona del conurbano, ma ormai diffuso in altre aree, che punta a una "moneta nazionale". Quello che mi sembra fondamentale è riconoscere che la Rete è una creazione collettiva, di sette anni di lavoro di migliaia di volontari che hanno creduto nel sistema: nessun gruppo si può quindi arrogare il merito di aver creato la Rete ...
Come funzionano i Nodi? Spiegaci questa storia dei "prosumatori", della moneta sociale, della gestione del sistema.
Il Nodo è l'unità di base del sistema: si riunisce in un luogo fisso, funziona in generale una volta a settimana, ha un gruppo di coordinamento a rotazione, assemblee democratiche per informare e decidere su situazioni conflittuali, decidere di aderire una delle Reti esistenti o rimanere un nodo indipendente. Si apre per iniziativa di un gruppo di persone, che in genere prende contatto con qualche nodo già attivo e sollecita formazione per far partire l'esperienza.
Ultimamente, dal nostro gruppo, che appartiene alla Red del Trueque Solidario, raccomandiamo che ogni nodo inizi con una moneta propria, affinché tutti i soci comprendano il meccanismo e, una volta provato e sviluppato il sistema, decidano se aprirsi a una rete più grande o no, perché negli ultimi tempi ci sono stati molti problemi di svalutazione di alcune monete, falsificazione di altre, etc. Prosumatore è il nome, preso in prestito da Alvin Tofler, che si dà ai soci dei nodi, per rafforzare il loro carattere di produttori e consumatori ...
Visto che i gruppi si basano sull'autogestione, ciò che si interscambia dipende da ogni gruppo, ma in generale si tratta di prodotti, servizi e saperi dei più vari: da cibi preparati fino a trattamenti medici e viaggi all'interno del paese... Il limite è l'immaginazione ... la gestione del sistema dipende in grande misura dal tipo di rete a cui appartiene il nodo: ci sono modelli democratici e partecipativi, come nel caso della Rts o altre reti minori, alcuni più centralisti, come la Rgt e altri di impronta più assistenziale, nei quali si punta più a obiettivi di concentrazione di potere o ricchezza. Per questo è importante riscattare il sistema di emissione, distribuzione e controllo della moneta sociale, in generale denominata "credito", dal suo inizio e nelle sue recenti deviazioni. Fino al 2000, tutti i clubes che si aprivano iniziavano con buoni locali, per praticare e consolidare la gestione del gruppo, e solo dopo aderivano a una regione determinata, cominciando a usare i buoni regionali.
Dal 2000, però, il gruppo fondatore ha iniziato un'attività denominata franchigia sociale, con la quale ha cercato di riprendere il controllo dell'emissione di moneta, estenderla a tutto il paese e poi alla regione latinoamericana e al resto del mondo ... Con quest'idea, ha iniziato a vendere, per un costo variabile tra i due e i cinque dollari, i biglietti che fino a quel momento erano consegnati in maniera solidale. Il che somiglia pericolosamente a "falsificare". O ad ammettere che la moneta sociale dipende da una "Banca Centrale".
Come sei arrivata alla Rete?
Nel 1996, ho saputo dell'esistenza del Club di Trueque e ho cominciato a studiare il suo funzionamento, perché stavo lavorando con un sistema simile - le Reti di interscambio di sapere reciproco, portate in Brasile dai francesi Claire e Marc Heber-Suffren. Il problema che avevamo era che per i soggetti con i quali lavoravamo, bambini di strada, tossicodipendenti in via di disintossicazione, madri adolescenti e "linyeras" [clochards], il metodo di interscambiare saperi era molto efficace per recuperare l'autostima, però non per assicurare la sostenibilitá del gruppo. Mancavano attività che ci garantissero la permanenza del gruppo e la possibilità di aiutare i partecipanti a reinserirsi socialmente.
Pensavamo ancora che fosse possibile reinserirli nel mercato formale. All'inizio del 1997, un organismo statale ci presentò ai fondatori e loro ci proposero di disegnare un sistema di formazione replicabile in tutto il paese, riconoscendo che avevano serie difficoltà nel gestire le lotte all'interno di distinti gruppi e regioni, che li vedevano sempre come "referenti" però non come "autorità".
Fu così che, dopo aver visitato vari nodi a Buenos Aires, decidemmo di creare un nodo pilota, nel quale l'attività di formazione fosse l'asse di una esperienza di solidarietà, e non solamente di ricostruzione del mercato. Creammo così il Nodo Obelisco, che cominciò a crescere e a propagarsi verso nuove aree. Cominciammo quindi a sviluppare, a partire dallo stesso anno, attività di formazione di nuovi nodi, sia in Argentina che dell'America latina, come Brasile, Ecuador, Colombia, poi Uruguay, Perù, Honduras, Costa Rica, El Salvador, Cile e Bolivia ...
È allora che nacque la Red Lases, Rete Latinoamericana di socioeconomia solidale, sempre con l'idea che fosse il progetto di economia solidale ciò che dovesse unirci, non la moneta, e meno ancora una moneta unica ... Per questo continua a essere importante che i gruppi facciano dell'emissione, distribuzione e controllo della moneta un elemento di empoderamiento e di costruzione di cittadinanza.
Quanti partecipano al Trueque, e come si inserisce questo nella crisi attuale?
È difficile parlare di numeri, posso però dirti qualcosa rispetto al numero dei nodi, ad aprile del 2002: la Rts aveva 1100 nodi, la Rgt circa 1800, la Zona Ovest Club del Trueque circa 1700 e stimiamo tra i 700 ed i 1000 nodi che non aderiscono a nessuna rete o regione. Questo non vuole dire che non operino in altre reti, ma che le loro monete sono valide solo all'interno dei loro nodi/regioni, per cui partecipano con direttamente con i prodotti, come fanno gli uruguayani quando concorrono alle megafiere di Buenos Aires. Stiamo parlando quindi di più di 5000 nodi e di circa 4 milioni di persone, chiaramente pensando che la maggioranza di queste persone frequenta più di un nodo alla settimana. In pratica più del 10 per cento della popolazione argentina partecipa a qualche attività dei clubes de Trueque. Interessante, no?
Nell'attuale crisi si è verificato un fenomeno prevedibile, anche se deplorevole: sono proliferati i meccanismi di "vendita" di buoni da parte di centinaia di "coordinatori", che hanno replicato l'esempio del gruppo fondatore. In altre parole, se il meccanismo tradizionale per l'ingresso ai clubes era fare un "prestito solidale" di 50 buoni per costituire il "circolante" del gruppo, attualmente si è trasformato in un affare per pochi. Come se fosse un prestito a interesse nel mercato "ufficiale".
Che tipo di relazioni ci sono tra l'esperienza dei nodi e le organizzazioni popolari protagoniste delle mobilitazioni attuali?
Per il momento non ci sono relazioni istituzionali, però non c'è dubbio che tra i membri delle assemblee, piqueteros e caceroleros, ci sono moltissime persone che praticano il Trueque.
Molti di noi, membri della Rts, hanno partecipato a iniziative delle assemblee di quartiere per "mostrare" il lato invisibile dei clubes di Trueque e fare la proposta di formazione che permetta lo di inserirsi in "qualcosa di più", cioè in un progetto di economia solidale.
Stiamo lavorando all'organizzazione di un Movimento della cittadinanza contro la fame e la disoccupazione, nel quale probabilmente la nostra opzione si capirà più chiaramente: più che uscire dalla crisi, costruire di un nuovo modello sociale. O come diciamo nel nostro programma: costruire cittadinanza politica a partire dalla cittadinanza economica È la forma che secondo noi può tenere insieme i clubes di Trueque, le assemblee di quartiere e il bilancio partecipativo, che abbiamo appena lanciato nella città di Buenos Aires.
Cosa intendi quando parli di "privatizzazione del denaro"?
Sono professoressa di un master di amministrazione pubblica, e mi ha sempre colpito l'incapacità dei funzionari pubblici di vedere un poco oltre quello che "sembrano essere" le cose... In un programma televisivo, circondata da ministri e sindacalisti, mi venne quell'idea: nella situazione di crisi, per ridurre i costi, anche la gente "ha privatizzato" qualcosa: il denaro. I club di Trueque significano proprio questo.
C'è stato un momento di panico, il programma quasi fu interrotto, mi chiesero i documenti. Ho imparato a dirlo in molte altre forme e mi sembra ancora più creativa - sebbene meno provocatoria - quella del paradigma della scarsità [moneta scarsa] e del paradigma dell'abbondanza [moneta "sufficiente", non infinita]. Quell'idea è assolutamente rivoluzionaria perché permette di ricostruire una idea di mercato basata in una equazione diversa.
Nel sistema vigente, la variabile critica è il denaro, perché fu concepito come scarso, per far funzionare il sistema di concentrazione della ricchezza.
Nei sistemi solidali, la moneta sociale può essere prodotta nella quantità necessaria e sufficiente a riattivare il mercato e includere gli esclusi, dandogli la possibilità, di accedere alle conoscenze necessarie per produrre quello che altri necessitano.
Certamente oggi non è che un sistema complementare, che però la cosa più scopre non solo che il re è nudo, ma anche perché. E a partire da lì, non sappiamo fino dove potremo arrivare! È un momento di grandi sfide e creatività.
Che ci puoi raccontare delle esperienze realizzate dai municipi con la moneta sociale?
In questo momento esistono molte esperienze - ancora non documentate - tra i municipi ed i club di Trueque. Vale la pena ricordare che il primo municipio che organizzò il Trueque con vicini in arretrato sulle tasse comunali è stato quello di Plottier [provincia di Neuquen], che lo ha fatto totalmente fuori della Red di Trueque.
Attualmente ci sono numerose dichiarazioni di interesse sociale da parte di municipi e provincie, ed esiste un innegabile consenso a proposito della necessità di appoggiare le reti ed i club di Trueque. Però il punto critico, che è il pagamento di imposte con moneta sociale, si è scontrato con un serio problema durante l'ultimo anno e mezzo, a causa della sopraemissione, distribuzione ineguale, vendita discrezionale e falsificazione dei "crediti". Fatta eccezione per il municipio di Calchaquí [provincia di Santa Fé], ignoriamo l'esistenza di meccanismi di cogestione stato/società civile che possano garantire nuove relazioni e nuovi ruoli, come si è verificato nel caso del bilancio partecipativo in Brasile.
È in quella direzione che supponiamo dovrà avanzare il processo, sebbene sia prematuro avventurarsi in pronostici. Esiste un progetto di legge della Camera dei deputati che punta a regolamentare l'attività del Trueque in tutto il territorio nazionale e che dovrà considerare tutte queste anomalie e deviazioni, se vuole promuovere una economia solidale che compensi l'esclusione.
La Rete del Trueque è "un segnale di resistenza o di rassegnazione dei settori esclusi, rispetto al ruolo che gli è stato assegnato nella suddivisione della torta" o significa realmente "l'immaginazione al potere"?
Entrambe le interpretazioni sono estremi di un continuum da costruire permanentemente: una persona può entrare nella rete del Trueque perché si è "rassegnta" alla sua esclusione dal mercato formale, oppure come "resistenza" al neoliberismo selvaggio, oppure perché fin dal principio ne ha intuito le potenzialità e lo ha inteso come una "riappropriazione del potere", sottile e nonviolenta, portatrice del germe dell'economia solidale di un altro mondo possibile.
Può anche succedere l'esperienza nella rete gli dimostri, in pratica, che il paradigma della abbondanza è possibile, qui e ora. Vi posso assicurare che il modo migliore, se non l'unico, di capirlo, è facendolo ...
1 Opera recentemente pubblicata da Century [London], 2001. Si puó trovare anche in inglese, francese e spagnolo la versione della intervista fatta dalla giornalista Sarah van Gelder, editrice del periodico Yes, periodico di futuri positivi, EUA, 1998, con il titolo: "Más allá de la codicia y la escasez: el futuro del dinero". Come sito di referenza http://money.socioeco.org

("Carta" n° 36)

domenica, gennaio 23, 2005

Governo battuto su Fazio

Votato l'emendamento Ds sul mandato a termine. Vendetta sul falso in bilancio
PAOLO ANDRUCCIOLI
La maggioranza è diventata minoranza, ieri, per poche ore alla camera. Le commissioni finanze e attività produttive hanno infatti votato sì a due emendamenti dei Ds sul disegno di legge per la tutela dei risparmiatori. I due emendamenti vincenti riguardavano il mandato a termine del governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio e lo spostamento dei poteri di controllo sugli eventuali trust bancari dalla Banca d'Italia all'autorità Antitrust. Il governo è stato spiazzato dalle votazioni che hanno coinvolto anche parlamentari della maggioranza (la Lega per esempio) o hanno fatto registrare l'astensione dei relatori e di uomini della maggioranza di governo, come il presidente Tabacci dell'Udc. In pratica le commissioni hanno accettato la proposta di modificare l'attuale schema consuetudinario di Bankitalia che prevede oggi un mandato senza scadenza per il governatore Fazio. L'emendamento varato ieri è alquanto soft, perché rimanda comunque al Governatore i tempi e i modi della decisione sul mandato, ma è comunque fuori dal contesto di accordi politici che si è determinato nei rapporti tra la Banca centrale e il governo. L'emendamento prevede che il mandato del Governatore dovrà avere un termine e che dovrà essere indicato, dalla Banca stessa, entro quattro mesi, con una modifica del suo Statuto. Come si vede non si tratta di una norma pesante, ma che anzi si pone in linea con ciò che succede all'estero. Anche il governatore della Bce, per esempio, ha un mandato a termine di otto anni. Ma l'emendamento ha fatto scandalo.

Sono recenti infatti gli incontri tra il premier Berlusconi e il governatore Fazio. Ieri, dopo il voto favorevole delle commissioni, il governo si è precipitato a chiarire il discorso. Correggeremo tutto in aula, ha fatto sapere il senatore Luigi Grillo di Forza Italia che ha citato direttamente il premier. «Ancora una volta - ha detto Grillo - è stato il presidente Berlusconi a dire molto apprezzabilmente una parola chiara e definitiva: il governo porrà rimedio in aula, alla Camera, agli odierni incidenti di percorso».

Contro il voto favorevole all'emendamento diessino si era intanto scatenata una vera e propria pioggia di dichiarazioni in difesa del governatore Fazio. C'è chi ha detto che il tema delle regole sul potere di Bankitalia non c'entra nulla con la legge di riordino del sistema di risparmio italiano e con la giusta tutela dei risparmiatori. Anche il presidente di Condindustria, Montezemolo, ha detto che il voto di quell'emendamento è stato un errore. Soddisfazione degli esponenti dell'opposizione, ma anche senso del realismo politico. L'ex ministro delle finanze, Vincenzo Visco, si è detto convinto che i due emendamenti votati ieri saranno prontamente modificati e riaggiustati in aula alla Camera secondo il volere del governo. Sia le norme sul mandato a termine, sia quelle che spostato i poteri di controllo all'Antitrust, sempre secondo Visco, verranno cancellate in aula.

Ma il vero punto dolente, il nodo politico della faccenda riguarda il falso in bilancio. Dopo le due vittorie in commissione del centrosinistra, il governo si è preso ieri subito una grande rivincita. E' passato infatti un emendamento firmato da Ettore Romoli (Forza Italia), Renzo Patria (Forza Italia) e Luigi D'Agrò (Udc) che ammorbidisce la norma sul falso in bilancio. Mentre ora il reato veniva riconosciuto a partire da una modificazione del 2,5% del risultato economico complessivo dell'azienda, ora il tetto è stato innalzato al 5% o una variazione del patrimonio netto non superiore all'1 per cento. Sotto quella soglia non c'è punibilità. E' la dimostrazione che - nonostante la depenalizzazione del reato - la maggioranza berlusconiana continua a fare gli interessi diretti di chi potenzialmente può falsificare i dati del bilancio economico aziendale. Un atteggiamento esattamente opposto ai vari proclami sulla fiducia e sui tanti inviti agli italiani a investire in Borsa. «E' vergognoso quello che è stato fatto ieri», hanno commentato ieri sia il deputato della Margherita, Lettieri, sia il deputato dell'Ulivo, Giorgio Benvenuto. Anche Alfiero Grandi dei Ds, che ieri non ha potuto votare perché era a Bologna ai funerali del giuslavorista Giorgio Ghezzi, ha detto che quello che è successo ieri è la dimostrazione delle reali intenzioni della destra. La difesa dei risparmiatori non interessa. Interessa solo la difesa delle lobby finanziarie. «E' evidente che la Casa delle libertà - è stato il commento di Visco - non vuole reintrodurre il falso in bilancio».

Quello che ci si può aspettare dunque ora è un ulteriore peggioramento della legge sul risparmio che ha avuto già una storia travagliatissima. Se ne parla dai tempi dell'inchiesta parlamentare sugli scandali Parmalat e Cirio. Assenti ieri al voto anche i rappresentanti di Rifondazione comunista.
(il manifesto - 21 Gennaio 2005)

Libération dice si a Rothschild

Con un voto dubbio fino all'ultimo i dipendenti di Liberation hanno dato il via libera all'entrata del miliardario Edouard de Rothschild nel capitale della società editrice. Dovranno essere valutati dagli avvocati i risultati del voto del personale di Liberation sull'entrata di Edouard de Rothschild nel capitale del quotidiano. La discussione si è concentrata fino a tarda sera sui risultati di uno dei tre collegi nei quali si sono svolte le votazioni. L'area industriale ha votato massicciamente contro (27 no su 35 voti); il collegio dei giornalisti ha votato per il si ( 161 contro 81 no). Il terzo collegio, degli amministrativi e dell'area commerciale ha espresso 28 si, 22 no e 5 bianche o nulle, mentre la maggioranza sarebbe 28,5. I legali interpellati hanno detto che essendo un voto a maggioranza, i 28 sì degli amministrativi andavano confrontati con i 22 no e i cinque bianchi e nulli.
(il manifesto - 21 Gennaio 2005)

venerdì, gennaio 21, 2005

Afflitto da interessi

Conflitto d'interessi, interessi senza conflitto... stupidi camerieri dei banchieri. Quando imparerete che per fare soldi bisogna rubare tutto più il 5% ?

giovedì, gennaio 20, 2005

Indilazionabile la riforma del sistema monetario

È necessario costituire un gruppo di analisi e ricerca che abbia perfetta contezza della natura, dell’essenza, peculiare della moneta, frutto della convenzione, mezzo di scambio di beni o servizi, misura del valore ed al tempo stesso valore della misura, bene di utilità ripetuta nel tempo e nello spazio.
Nell’opinione pubblica si registra tuttora presente la credenza che vi sia un rapporto del volume delle banconote emesse con l’oro, nonostante che il 15 agosto 1971 il Presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, dichiarasse che il dollaro USA, cessava di essere ancorato al metallo giallo in base al trattato di Bretton Woods del 1944. Inoltre non si conosce che la moneta non viene emessa dallo Stato, né in Europa né altrove, negli USA, nemmeno nella ex Russia Sovietica o di Putin, nella Cina Comunista di Mao ed attuale, neppure a Cuba. I segni monetari vengono emessi da una struttura denominata banca centrale che è esterna ed estranea, autonoma, indipendente, sovrana e lo Stato, rappresentato da una classe politica che non si pone e non ci vuole nemmeno pensare, è solo suo cliente che solo può coniare monete metalliche previo suo assenso mentre la cartamoneta la prende a prestito.
Qui risiede il punto di partenza della riforma di ogni sistema monetario nazionale come pre condizione di una vera riforma internazionale. La centralità dell’uomo rispetto ad ogni forma dello Stato, ad ogni legislazione, esige esserlo anche nei confronti della moneta. Lo esige la verità delle cose, il bene dell’intelletto, il diritto, la morale, la giustizia.
Su il quotidiano economico-finanziario “Il Sole – 24 Ore”, domenica 14 febbraio 1993 si legge il testo riportato della relazione del disegno di legge sul conto intrattenuto dal Tesoro presso la Banca d’Italia. La subordinazione degli Stati alla Banca Centrale Europea, oltre che alla banca centrale dello Stato di riferimento, viene così sintetizzata: “In conseguenza, non si consente agli esecutivi degli Stati firmatari del Trattato di Maastricht di esercitare signoraggio in senso stretto: ovvero di appropriarsi di risorse attraverso l’emissione di quella forma di debito inesigibile che è la moneta inconvertibile a corso legale”. Pertanto solo la BCE emette cartamoneta ed incassa il relativo “signoraggio”, mentre gli Stati dell’Unione Europea, previo suo consenso, potranno coniare moneta metallica e chiederle in prestito denaro creato dal nulla, al costo della carta e dell’inchiostro. Il denaro preso in prestito costituisce il debito pubblico sul quale gravano gli interessi. Dal signoraggio mercimonioso discendono altri signoraggi che feriscono la dignità umana, offendono la morale, opprime l’uomo, soffocano la libertà, instaura la società dell’antidecalogo.
Questa è la descrizione dello stato dell’arte della relazione esistente fra gli Stati con la Banca Centrale di riferimento: “In conseguenza, non si consente agli esecutivi degli Stati firmatari del Trattato di Maastricht di esercitare signoraggio ….” Lo stesso tipo di relazione intercorre fra la Federal Reserve Banking System e l’esecutivo statunitense e così via, tali sono i rapporti fra gli Stati e le banche centrali.
La struttura, il lavoro, il potere, della banca centrale è frutto della lunga storia dell’architettura del potere, di tutti i poteri, che consiste nel governare i governanti e lasciare a questi la visibilità del potere e recitare la parte di svolgere il ruolo d’imparziali, autonomi, oculati tesorieri dello Stato.
Solo la conoscenza della natura della banca centrale mette in condizione di avere contezza del suo grande, onnipervasivo, tremendo potere sulla vita delle nazioni. Senza la proprietà popolare della moneta (*) non c’è libertà, la Libertà che coniuga il Dirittto con la Giustizia, con la Legittimità, con il Lavoro, con l’Etica, con l’Economia.

Vittorio Soldaini


(*) Cfr. G. Auriti, Il paese dell’utopia, Ed. Tabula fati, Chieti.

venerdì, gennaio 14, 2005

Bancarotta Bankitalia: il buco è di 1.450 miliardi di euro

Bancarotta Bankitalia: il buco è di 1.450 miliardi di euro
Il risanamento dei conti pubblici è legato al recupero del credito
di Marco Saba

Per crearlo sono bastati 60 anni di finanza "facile" di Bankitalia, tra il 1945 ed il 2004 ma per riportarlo almeno sotto controllo, entro valori "normali", ci vorrà uno sforzo congiunto di tutte le istituzioni. Occorre immediatamente commissariare la società sedicente "Banca d'Italia" e le sue collegate. Il debito di Bankitalia nei confronti del popolo italiano che si avvicina ormai a quota 1.500 miliardi di euro (pari a 2,8 milioni di miliardi di vecchie lire), record storico assoluto, costituisce una paralizzante palla al piede per il Paese. Nessuna politica di bilancio e rilancio può prescinderne né tanto meno ignorarlo. Il furto da signoraggio, perpetrato da Bankitalia nei confronti del popolo-sovrano-italiano, ammonta attualmente al 106% del PIL, che rappresenta sempre un'incredibile testimonianza di incapacità e cecità dei governanti e delle istituzioni, rendendo l’Italia lo "scemo del villaggio" numero uno dell’Europa. Per coprire il debito, le riserve rimaste nella società per azioni di via Nazionale, raschiando il bidone, ammontano ormai solo a 45,8 miliardi di euro. Mancano all'appello, dunque, 1.454,2 miliardi di euro. Come faranno a renderceli? Dove sono stati nascosti? Come li hanno
riciclati? Chi l'ha visto? Riusciranno le decine di migliaia di dipendenti della Guardia di Finanza a fare luce? E' importante fare presto, visto che Bankitalia & compagni di merende [BCE e sistema bancario privato], giornalmente, stanno depauperando l'Europa al ritmo di circa 100 miliardi di euro di signoraggio al giorno. "Loro" li stampano con la carta, l'inchiostro ed i computer, ma noi li paghiamo [e li abbiamo già strapagati] col sudore e col sangue. Usque tandem?

Il bene moneta

di Gianfranco Venturi
venturigian@tiscali.it

Il termine “bene” applicato ad oggetti di valore indica chiaramente come essi siano stati storicamente considerati una comodità con esternalità positive. Tra questi beni, ve ne sono di necessari e di superflui. E tra i necessari, si distinguono quelli necessari al corpo fisico (es.cibo) e quelli necessari al corpo sociale (es.abitazioni,utensili). Ma in una società con frequenti scambi di beni e servizi (come la nostra società moderna) esiste un bene che più di tutti risulta essere necessario non solo al corpo sociale ma anche al corpo fisico: il bene moneta.

Tale bene infatti è il “mezzo” utilizzato nelle società moderne per raggiungere il “fine” dello scambio. Scambio che, in una società che riconosce la proprietà privata, diviene necessario non solo per il funzionamento del corpo sociale ma anche per la sopravvivenza del corpo fisico stesso (sempre che si rispetti la proprietà privata altrui).

Si comprende quindi come un mezzo (al fine) dello scambio diventi necessario nelle società moderne.

Ma, come in ogni situazione umana, si pone il problema del potere: chi decide?

In questo caso, la decisione riguarda la produzione del bene mezzo di scambio, cioè del bene moneta, e la conseguente proprietà dello stesso bene prodotto.

Il bene moneta, nato storicamente come bene privato di valore elevato (valore sociale/convenzione “reale”/uso o consuetudine/legge derivante da uso o consuetudine; si pensi ad esempio all’oro) con la sua utilizzazione come unico bene di scambio legale (valore sociale qualsiasi, anche nullo, ma con valore legale/convenzione “astratta”/legge non derivante da uso o consuetudine) è divenuto un bene pubblico.

La tradizionale divisione sull’origine del valore della moneta tra “monetarism” (secondo cui il valore della moneta deriva dal valore intrinseco del bene) e “chartalism” (secondo cui il valore della moneta deriva dall’imposizione dell’autorità) è quantomeno quindi antistorica: si tratta infatti di due diverse fasi storiche dello sviluppo del concetto di moneta, e non di due teorie in contrasto tra loro. Tali due scuole di pensiero corrispondono rispettivamente ad un considerare l’origine del bene moneta come bene privato (monetarism) o come bene pubblico (chartalism). La realtà storica mostra che, sebbene la moneta sia nata (analisi temporale) come bene privato, l’origine (fonte) del suo valore (analisi atemporale) è multipla: può derivare dal suo valore intrinseco così come da un’imposizione autoritaria.

Confusione sulla questione monetaria è spesso generata anche dalle funzioni che si attribuiscono solitamente alla stessa: unità di conto, mezzo di scambio e riserva di valore.

Come visto sopra, la moneta è un bene, un oggetto di valore. E solo una cosa reale, sensoriale può essere oggetto di valore, cioè di misurazione. Misura e valore sono infatti sinonimi: non vi è misura se non per misurare il valore (quantitativo o qualitativo) di qualcosa ed allo stesso modo non vi è valore se esso non può essere misurato, altrimenti non vi sarebbe comparabilità (qualitativa o quantitativa). Valorizzare e misurare significano cioè “creare una comparabilità tra essenze definite”. Non ogni cosa può essere comparata con le altre, e quindi non ogni cosa può fungere da bene moneta. In particolare, solo una cosa sensorialmente reale può essere comparata con tutte le altre, dato che il concetto di comparazione presuppone la reale finitezza degli oggetti comparati: non è possibile comparare ciò che non ha un limite. E la limitatezza è un concetto esclusivamente reale (l’immaginario è invece per definizione immaginato e non corrispondente al reale: esso è non conosciuto sensorialmente, ed essendo non conosciuto(definito) è anche di conseguenza non comparabile).

Il bene moneta può quindi essere solo un oggetto reale. La funzione di mezzo di scambio presuppone la finitezza reale dell’oggetto, così come la funzione di riserva di valore. Non è così invece per la funzione di unità di conto, cioè di misura del valore.

L’unità di conto è una costruzione immaginaria, è un semplice nome (che può o meno coincidere con il nome dato al bene moneta) che, in quanto essenza finita, è manipolabile quantitativamente (divisibile, moltiplicabile, sottraibile, addizionabile). E tale nome immaginario non è moneta (che è reale) ma solo uno strumento immaginario applicato al bene moneta (storicamente si creava una “moneta” immaginaria per manipolare quantitativamente beni moneta non facilmente manipolabili quantitativamente nella realtà, es.metalli).

La moneta quindi non è misura del valore (concetto immaginario), ma è un mezzo di scambio che, in quanto bene reale, è anche riserva di valore (può cioè essere accumulato).

Il bene moneta, infatti, di per sé è un bene come un altro. Si tratta fondamentalmente di un bene accettato per il pagamento dei debiti (tra privati o verso la comunità, es.imposte), il cui accumulo costituisce un potenziale credito (potenziale perché non vi è la certezza che continui ad essere accettato per sempre dalla gente).

E’ tale errata definizione della moneta come unità di conto che ha generato nella mente umana la possibilità della moneta come “essenza immaginaria”, come bene che non ha bisogno di essere scambiato realmente per svolgere la sua funzione. La moneta è invece un bene reale, ed un corretto sistema monetario si basa su moneta al 100% reale (ad es. monete metalliche e banconote), senza la possibilità di creazione ex nihilo di moneta attraverso un qualche meccanismo, quali la riserva frazionale bancaria.

Tornando quindi alla nostra domanda: chi decide riguardo alla produzione ed alla conseguente proprietà del bene moneta? La risposta è: dipende. Dipende dal contesto socio-politico, dal tipo di società cioè esistente in quel momento. Se si vive in una società in cui predomina l’anarchia o l’assenza di principi costituzionali civili in difesa dell’uguaglianza dei cittadini nella e davanti alla legge, allora la produzione e la proprietà della moneta non hanno alcun vincolo legislativo e possono essere svolte ed appartenere a chiunque, privato o autorità. E rimane altresì legale (sebbene non giusta) la libertà monetaria in quelle comunità politiche che vincolano i membri della stesse all’utilizzo di un unico mezzo di scambio ufficiale ma che non prevedono tra i loro principi cardine la difesa ed il rispetto dell’uguaglianza dei cittadini nella e davanti alla legge.

La contraddizione odierna, almeno in quegli Stati che si proclamano di diritto, civili e democratici, è la presenza nella loro Costituzione del principio della difesa dell’uguaglianza dei cittadini (vedi art.3 Costituzione Italiana) e la contemporanea presenza di un monopolio legale quale quello monetario in mano a privati (attraverso la creazione di moneta sia da parte della banca centrale sia da parte delle banche commerciali). Lo Stato, in quanto organo super partes e rappresentante di tutta la cittadinanza, proprio per rispetto del principio di uguaglianza di cui si fa promotore, non dovrebbe concedere tali privilegi ad alcuni cittadini. E’ solo su questa contraddizione che si può fare appello per una riforma monetaria legale e coerente con i principi dello Stato politico-sociale di cui facciamo parte.

In una società civile e democratica che proclama l’uguaglianza dei cittadini nella e davanti alla legge non è coerentemente accettabile un monopolio legale non pubblico, in quanto in contrasto con lo stesso principio di uguaglianza nella e davanti alla legge dei cittadini. E questo vale naturalmente anche per il monopolio del bene moneta.

In uno Stato di diritto, civile e democratico (il cui il principio di uguaglianza nella e davanti alla legge è incluso), solo la comunità, attraverso suoi rappresentanti democraticamente eletti, può produrre il bene moneta e gestirne l’offerta a seconda della domanda della stessa (domanda intesa come quantità di beni e servizi prodotti e non come semplice “desiderio umano”), al fine di mantenere costante il valore del bene moneta.

E solo la comunità, nella stessa situazione socio-politica di cui sopra, può ritenersi proprietaria del bene moneta in quanto monopolio pubblico necessario per i motivi di cui sopra.

Il fine (scambio) non sempre giustifica i mezzi (tipo di moneta). Ed il mezzo odierno ci pare proprio confermare l’errore machiavelliano.

mercoledì, gennaio 12, 2005

Fumo bandito e consumatori eretici

"Con il sistema della metodologia scientifica, il teorema fumo=cancro, crollerebbe immediatamente [...] In Grecia dove il consumo di sigarette per singolo cittadino e' piu’ alto (supera le 3000 sigarette annue), malattie tumorali e cancro al polmone sono meno frequenti e i piu' bassi in assoluto! In Europa, Italia compresa, il tasso di consumo di sigarette non supera le 1800 unita' per singolo cittadino fumatore, ed il tasso di malattie tumorali e di cancro al polmone e' molto maggiore di quello greco. Chiaramente, il rapporto esprime una media tra i consumi massimi e i consumi minimi di sigaretta" (Comunicato Stampa ADUC, 1/1/05)

Eresia !

venerdì, gennaio 07, 2005

Forum Nazionale sulla Riforma Monetaria

Il Comitato "Moneta Nostra", ADUSBEF ed European Consumers invitano a partecipare al:

1° Forum Nazionale sulla Riforma Monetaria
Roma, Domenica 30 Gennaio 2005
via Galilei, 57 (zona Termini)
Apertura lavori ore 13:00
Prenotazione gratuita obbligatoria (posti limitati)
Sito Internet: www.monetanostra.tk

Si prega di girare l'invito a chiunque possa essere interessato (singoli, associazioni, siti, mailing lists...)

Note sul cosiddetto "Premio Nobel" dell'economia ed altri misteri

di Marco Saba

Pochi sanno che il signor Alfred Nobel non ha mai istituito un "premio Nobel per l'economia". In realtà esiste un premio, dedicato a Nobel, per l'economia, inventato dalla Banca Centrale Svedese. Si può arguire che evidentemente il signor Alfred Nobel sapeva benissimo in che stato si trovava all'epoca la "scienza" dell'economia, conosceva bene i suoi polli. In effetti, se guardiamo su internet, scopriamo che per la maggior parte gli economisti si dedicano a inventare teorie astruse per giustificare fenomeni che, in realtà, hanno ben poco di misterioso: l'inflazione, i cicli boom-bust, una presunta differenza tra macro e microeconomia, etc. Difficilmente, se non nella Scuola Austriaca di Economia, che non è una corrente molto pubblicizzata del pensiero dell'economia ufficiale, si troverà che il fenomeno dell'inflazione è dovuto proprio a quelle istituzioni, più o meno private, denominate impropriamente Banche Centrali, che asseriscono avere come scopo proprio la stabilità monetaria e il controllo dell'inflazione. Ma da dove arriva questa idea di creare un
monopolio di emissione monetaria?

Il Manifesto Comunista
Il Manifesto Comunista del 1847 vedeva la completa centralizzazione dell'emissione di cartamoneta come un metodo efficace per espropriare la ricchezza della classe media e diceva testualmente: "Il proletariato userà la sua supremazia politica per estorcere
gradualmente tutto il capitale alla borghesia, per centralizzare tutti i mezzi di produzione nelle mani dello Stato, ovvero del proletariato organizzato come classe governante, e per aumentare la totalità delle forze produttive il più rapidamente possibile. (...) Queste misure saranno, ovviamente, diverse nei differenti Paesi. Tuttavia, nei Paesi più avanzati, quanto segue sarà generalmente applicabile: Punto 5. La centralizzazione del credito nelle mani della Banca di Stato con capitale di Stato e monopolio esclusivo". Oggi sappiamo che tutti i tipi di monopolio sono dannosi poiché, mancando la concorrenza, si verificano abusi e falsificazione del rapporto costi-benefici. Questa constatazione è abbastanza radicata e alcune multinazionali che raggiungono una posizione dominante sul mercato, vengono punite e multate: ad esempio, recentemente, la Microsoft. La libera concorrenza, per funzionare, lo deve essere per quanto riguarda tutti i tipi di entità che operano sul mercato. Non è possibile creare un monopolio che si appropria di tutto il signoraggio monetario - ovvero di beni e servizi per un controvalore equivalente - e contemporaneamente mantenere un libero mercato.

La manina invisibile
Il mercato libero - attraverso un meccanismo libero di domanda ed offerta - tende ad autocorreggere gli eventuali squilibri. Il concetto della "mano invisibile del libero mercato" nascondeva una realtà che ai più è sconosciuta: il fatto che le banche centrali, tramite le cosiddette "Open Market Operations", possono operare in borsa. Normalmente, per non farsene accorgere, usano un sistema che si chiama in gergo: passare gli ordini ai blocchi. E' ovvio che, con questo sistema, possono manipolare la borsa e creare o distruggere società che in tale borsa sono quotate. Non solo:
appaiono evidenti possibili azioni di insider trading. Queste banche centrali, operando al di sopra di ogni controllo, possono di fatto manipolare direttamente e/o indirettamente, gran parte, se non la totalità, della vita economica della società. Guardando nella lista dei conti di Clearstream Bank, la banca di clearing del Lussemburgo cui è dedicato il libro "Soldi" di Nuovimondimedia, uscito nel novembre 2004, troviamo che la Banca d'Italia all'11 settembre 2001 aveva almeno un conto titoli "non pubblicato": il conto titoli "26891", con codice abbreviato "BCADITAL" e
sede a Roma. Altri due conti, invece, risultano regolarment pubblicati. Allo stesso tempo appare inquietante constatare che anche BORSA ITALIANA SPA, con sede a Milano, ha un conto NON pubblicato: il conto titoli numero "83697", abbreviato "EUROMOT". La domanda che viene alla mente è ovvia: non è che anche la "Borsa Italiana S.p.a." gioca in borsa? Altrimenti perché utilizzare un conto NON pubblicato? Purtroppo questo tipo di indagini è difficile da portare avanti perché gli organismi di controllo sono tutti legati tra loro ed in perenne conflitto d'interessi. Altra cosa
poco conosciuta è che i funzionari della BCE, la Banca Centrale Europea, godono per trattato di una immunità pressoché superiore a quella diplomatica, essendo esenti da possibile condanne dei tribunali ordinari.

Il mostro centrale
Il programma del Manifesto Comunista oggi si è realizzato, sia negli USA che in Italia, con una variante ancora più perniciosa: il signoraggio delle banche centrali non finisce allo "Stato", ma nelle mani dei furbi soci privati che si nascondono dietro alla Federal Reserve e alla Banca d'Italia. La Federal Reserve ha sette conti titoli su Clearstream [al 2001], di cui ben cinque NON pubblicati: i conti numero 83750, 86163, 86170, 86190 e 88478. Ambedue le predette società effettuano operazioni in Borsa manipolandola: con quali criteri? E perché possono farlo? Ormai è notorio che negli USA la Federal Reserve stampa dollari per sostenere la Borsa americana, comprando titoli, per rimandare il crollo il più a lungo possibile. In pratica, poiché stampando dollari al ritmo di 100 miliardi di dollari al giorno il sistema bancario crea inflazione, i cosiddetti guadagni in Borsa non sono che un effetto da gioco di prestigio: le azioni aumentano la loro quotazione in dollari che valgono sempre meno. E' evidente che ci guadagnano solo gli insider, come i membri del Congresso USA che, da una recente ricerca effettuata oltreatlantico, risultano gli
investitori "più saggi" tra quanti operano in Borsa. Al secondo posto, i giornalisti "esperti di economia" che influenzano il mercato e possono prevederne l'evoluzione. Secondo la Scuola Austriaca di Economia, rimandare attraverso espedienti l'inevitabile crisi di un mercato falsificato non fa che ingigantire vieppiù il problema, cosicché quando la bolla scoppierà creerà veramente una catastrofe mai vista, ben maggiore del 1929. Domanda: riusciremo a far rinsavire in tempo i nostri governanti per evitare il disastro?

Note sulla riabilitazione dei protestati

Il Comitato per la Sovranità Monetaria, di cui mi onoro di far parte, ha messo in luce il problema della restituzione del signoraggio da parte del sistema bancario attuale. Il credito di ogni cittadino è di 1.275.000 euro calcolato come segue: 25.000 euro di signoraggio sulle banconote (corrispondente al cosiddetto debito pubblico, che in realtà è un credito da parte di ogni cittadino, mascherato da un gigantesco falso nel bilancio della Banca d'Italia). Sulla base delle banconote, il sistema bancario piramida 50 volte creando euro dal nulla senza riconoscere al popolo sovrano il signoraggio. Chiamano: "riserva frazionaria" quella che è una truffa da codice penale. Quindi: 25.000 moltiplicato cinquanta = 1.250.000 euro. Più i 25.000 iniziali: 1.275.000 euro. Se ne deduce che, se ogni cittadino è creditore di tale cifra nei confronti del sistema bancario, dovrebbero essere riabilitati quanti hanno debiti fino alla concorrenza di tale cifra. Protestati o falliti che siano. La cifra aumenta se il soggetto interessato ha figli minori, figli che anch'essi hanno da aver restituito il signoraggio. La presa di coscienza di questa situazione permetterebbe di riabilitare una grandissima quantità di persone che, a causa di un sistema bancario truffaldino, stanno ancora aspettando di ricevere indietro il maltolto.

Cordiali saluti,
Marco Saba

Tsunami: spunta l'ipotesi di cause artificiali

Il professor Whiteford ha compiuto inquietanti scoperte a proposito dei cosiddetti "terremoti assassini" (killer quakes), cioè sismi che provocano almeno 1.000 vittime. "Nel corso di 37 anni di sperimentazione nucleare, venti dei trentadue terremoti assassini, ovvero il 62,5%, avvennero lo stesso giorno o entro quattro giorni dal test". [e aggiungo che forse non tutti i test nucleari vengono resi pubblici] (articolo intero)

Non si finisce mai di imparare.
Tsusanami
?

Tsunami: Il fax con l'allarme maremoto spedito all'indirizzo sbagliato

Un ufficiale indiano si confida con i quotidiani di New Delhi: "Lanciammo il segnale tre ore prima della tragedia"

Una vera disgrazia.

giovedì, gennaio 06, 2005

Satira sul signoraggio privato



Le altre le trovate qui.

martedì, gennaio 04, 2005

La radice cubica del signoraggio privato

Parliamo con John Perkins, un ex stimato membro dell’international banking community. Nel suo libro, "Confessioni di un Sicario Economico", egli descrive da esperto ben remunerato come abbia aiutato gli Usa a rubare migliaia di miliardi ai paesi poveri concedendo loro più credito di quanto fossero in grado di restituire, con lo scopo di riuscire poi a gestire le loro economie.

Cioè - in piccolo - quello che fanno le banche centrali.

L'intervista - tradotta - continua qui (c'è anche un riassunto). Qui trovate il video, la versione originale dell'intervista (breve o lunga). Questo invece è il libro di Perkins.

lunedì, gennaio 03, 2005

Rothschild e Libération

«La nostra libertà dipende dalla libertà di stampa, che non può essere limitata senza andar persa» (Thomas Jefferson)

Dopo questa bella notizia aspetto ansioso il dossier di Libération che spiegherà ai lettori cos'è il signoraggio privato. Chissà se Mr Rothschild tra una corsa e l'altra trova ancora il tempo di ricordare quel vecchio adagio di famiglia, faceva più o meno così: "Mi si consenta di battere moneta..."

Fiocco rosa: nasce un nuovo blog contro il p***o del signoraggio privato

E' nato un un blog amico.

Il Signoraggio e' l'atto di violenza ("di Signorìa") con il quale la privata Banca d'Italia e la privata BCE stampano per pochi centesimi la carta moneta e ne introitano il valore rimanente, invece di distribuirlo ai Cittadini, che ne sono i veri e defraudati padroni.

Più chiaro di così ?

Tsunami: la base Usa di Diego Garcia era stata avvertita

Lo IAC di Ramsey Clark accusa la NOAA di ''criminale negligenza'' per non avere avvertito anche i governi dei paesi colpiti

Una disgrazia.