mercoledì, febbraio 23, 2005

TORNO SUBITO



Lasciate un messaggio
Sono momentaneamente impegnato ad estirpare la schiavitù del signoraggio privato, della quale si chiacchiera da almeno tre secoli. Chi volesse rendersi concretamente utile può scrivermi una mail.

Siti di turno
http://saba.fateback.com/
(fai subito una donazione!)

http://pensareperimmagini.blogspot.com/
http://ilsignoraggio.blogspot.com/
http://www.signoraggio.com/
http://xiaodongpeople.blogspot.com/
http://luogocomune.net/
http://www.disinformazione.it/
http://www.nexusitalia.com/
http://www.infowars.com/

Per ingannare il tempo
Un bel film di fantascienza da leggere prima della nanna.

A proposito: sto mettendo da parte un po' di metalli preziosi. Le prossime puntate potrebbero essere meno divertenti del previsto.

A presto,
Sebastiano


Deathsclaimer (C):
Se dovessi casualmente decidere di suicidarmi sparandomi due colpi in faccia, impiccandomi con i piedi per terra o sbattendomi da solo la testa sulle pietre gettando sangue tutt’intorno per poi riempirmi di tritolo e saltare in aria sulle rotaie di un treno, se dovessi scomparire - a piedi -
nel nulla, se dovessi per caso essere bastonato a morte davanti casa da balordi che non rubano niente o ucciso a colpi di mitraglietta o di pistola dalle Brigate Rothschild, se per caso dovessi scomodare i terroristi arabi (quelli cattivi con la barba lunga e le zanne affilate) scatenando l'ira delle normalissime bombe siriane, se mi dovesse arrivare in testa un aereo dirottato da qualche amicone dell''ISI, o se molto più realisticamente la Grande Mietitrice dovesse cogliermi con un normalissimo infarto, uno sfortunato incidente d'auto, un male misterioso o un male oscuro (o se dovessi togliere il disturbo in qualsiasi altro modo, non esclusi quelli più spettacolari come finire sommerso da uno tsunami o arrostito da un fulmine)... vi do mandato di consegnare il mio elmetto al Rt Hon Lord "Fossil" (con baciamano) e di regalare una definizione della truffa a tutti i barbieri romani. E già che ci siete consegnate anche un "Monòpoli Bankenstein" ai vari centri sociali: crescere è un gioco bellissimo (C). Sperando che non inizi troppo presto la rivoluzionaria guerra del 21° secolo...

Per chi ancora non avesse capito

Definizione
Il signoraggio privato è l'atto di servaggio con il quale banche private come Banca d'Italia SpA emettono la moneta (cartacea ed elettronica) spendendo pochi centesimi e ne addebitano il valore nominale invece di accreditarlo agli individui, che ne sono i giusti proprietari poichè la moneta ha valore per convenzione sociale.

Esempio
Nel "Monopoli" al passaggio dal "Via" ogni giocatore riceve 20.000 lire dal banco. Questo permette di introdurre liquidità in circolazione per aumentare gradualmente le attività economiche nel sistema e costruire sempre più case, senza generare inflazione. Immaginate ora un "Monopoli Bankenstein" in cui al passaggio dal via ogni giocatore deve indebitarsi col banco per 20.000 lire ed impegnarsi a restituirle - con gli interessi - entro qualche giro: non sarebbe più tanto divertente.

sebastiano scrofina
some rights reserved

martedì, febbraio 22, 2005

Tre ottimi articoli dell'economista Emiliano Brancaccio: la prova che la anche sinistra è in malafede

Vi propongo tre articoli apparsi sul quotidiano comunista "il manifesto" e sul sito di Attac Italia. Sebbene anche Brancaccio, come del resto tutti i circuitisti, ometta che la Scuola Italiana di economia ha dimostrato possibile, giusto e necessario il Reddito di Esistenza Monetario, probabilmente neanche lui sarà chiamato - quel giorno - a dare spiegazioni. E a parte l'allucinazione statalista ho trovato straordinariamente coraggiosi (per un uomo di sinistra) alcuni suoi passaggi. A due anni di distanza (gli articoli sono del 2003) il nostro si aggiunge alla lista di profeti inascoltati dalla massa di burattini cerebrolesi ignari di come vengono tosati. Verranno riscoperti quando sarà troppo tardi, come sempre. Buona lettura.


ABOLIRE IL RENTIER GLOBALE

Dopo il successo del Forum sociale europeo e a pochi giorni dall'apertura del terzo Forum mondiale di Porto Alegre, il movimento attraversa una delicata fase di maturazione. Nel corso dei dibattiti di Firenze è infatti emersa, in più occasioni, una forte sollecitazione ad andare oltre i no alla guerra, al razzismo e a un neoliberismo non sempre ben definito, per aprire finalmente un confronto serrato sulla 'visione' del sistema economico e sugli indirizzi generali di politica economica globale. Questa sollecitazione si scontra ovviamente con gli attuali limiti del movimento. Come hanno giustamente sottolineato Lucio Magri e altri, il popolo di Porto Alegre sconta gli effetti di una vera e propria cesura nella memoria storica, che ha reso farraginosa, ancor prima che conflittuale, la comunicazione tra le generazioni, e ha rallentato il confronto con le grandi sfide del secolo scorso. In un certo senso, è come se questa riluttanza a guardarsi indietro abbia fatto sì che gli immensi interrogativi del '900 sul modo di produzione capitalistico, sugli estremi istituzionali del piano e del mercato e più in generale sul potere e sul suo esercizio, siano rimasti sospesi per aria in attesa di una risposta. Un così difficile rapporto con la storia è stato finora esorcizzato, e talvolta ingenuamente ostentato, richiamandosi allo slogan zapatista del "camminare domandando". Tuttavia questa parola d'ordine comincia a star stretta a molti, e in particolare a coloro che vedono nel movimento una forza potenzialmente in grado non solo di contrapporsi alla guerra, ma anche di incidere sul corso degli eventi economici. Attribuire questa prospettiva ambiziosa a una moltitudine così giovane e incerta potrà sembrare smodatamente futuristico, e quindi fuori luogo. D'altro canto è innegabile che per la sua proiezione al tempo stesso planetaria e no global, e per l'ostilità nei confronti del Fondo monetario e delle altre istituzioni internazionali, il movimento appare guidato da una serie di intuizioni politiche di enorme rilievo. Tra queste, come vedremo, assume particolare significato la condanna della speculazione finanziaria e dei creditori internazionali, e più in generale la denuncia dell'espansione sempre più oppressiva delle rendite a livello globale.
Per rendita, si badi, qui intendiamo il reddito derivante dalla proprietà di un bene che può essere naturalmente scarso, come l'acqua, ma che può anche essere reso artificialmente tale, come è il caso della moneta. Nella rendita vanno quindi inclusi i tassi d'interesse sui prestiti al netto del rischio, i quali rappresentano tra l'altro la base su cui vengono a determinarsi i tassi di profitto sul capitale. Vale la pena di notare che in quest'ottica i termini 'rentier' o 'capitalista' divengono entro un certo limite interscambiabili, e il limite consiste semplicemente nel fatto che soltanto al secondo spetta la decisione di allocazione dei capitali tra i vari settori e la conseguente assunzione dei rischi. Ora, il movimento ha finora istintivamente compiuto degli attacchi sia alle alte rendite che ai meccanismi di allocazione concorrenziale dei capitali, e quindi alla connessa dinamica dei margini di profitto. La denuncia delle crisi generate dalla speculazione finanziaria rappresenta, in tal senso, una implicita messa in discussione della presunta efficienza delle allocazioni decentrate proprie del mercato, e costituisce pertanto una possibile strada per recuperare e aggiornare i vecchi dibattiti sul piano. Ad ogni modo, quella strada è ancora lontana. È opportuno tener presente, infatti, che il movimento è rimasto finora pressoché muto sui problemi del modo di produzione della ricchezza mondiale, limitandosi a denunciare la distribuzione sperequata e la composizione ecologicamente insostenibile della stessa. Ecco perché in questa sede soffermeremo l'attenzione sui soli aspetti del conflitto distributivo, ossia sull'attacco alla rendita e al rentier-capitalista che, in modo più o meno consapevole, il popolo di Porto Alegre conduce. La ribellione nei confronti dell'illegittimo potere del rentier ovviamente non è nata a Seattle. Essa trova antichi precedenti nella definizione aristotelica di prezzo giusto e nella lotta all'usura dei filosofi cattolici del XIII secolo. I filosofi morali condannavano però la rendita in termini puramente etici e normativi. Spettò invece a Marx, a Keynes e alla connection tra i due avanzata dagli economisti anglo-italiani di Cambridge rivelare la natura oggettiva della rendita, la sua stretta correlazione con il profitto e le modalità in cui essa tende a manifestarsi e a diffondersi all'interno del sistema capitalistico. In particolare, la Marx-Keynes connection permise di contestare il ruolo di motore dell'accumulazione e del progresso economico che gli esponenti dell'ortodossia neoclassica attribuivano al tasso d'interesse. Nella visione Marx-Keynes i tassi d'interesse assumono infatti il carattere prevalente di mera rendita, generata dalla scarsità artificiale del denaro e dalla concentrazione dello stesso nelle mani di pochi. Quanto più il denaro è scarso e concentrato, tanto più i tassi d'interesse crescono, il che consente ai rentiers (e ai capitalisti) di accaparrarsi la massima quota possibile del surplus sociale esistente, principalmente a scapito dei salari e della spesa pubblica. Nel corso degli anni '60 e '70 la Marx-Keynes connection suscitò dibattiti accesissimi, concorrendo con altre visioni del mondo a una contesa delle idee di portata storica. Il fermento di pensiero critico dell'epoca venne tuttavia soffocato dalla restaurazione ideologica degli anni '80, che non a caso coincise con un radicale cambiamento a livello mondiale negli indirizzi di politica economica. Inaugurato dalla nomina di Paul Volcker al vertice della Federal Reserve, il cambiamento si manifestò soprattutto nei divorzi tra Banche centrali e governi, nella tendenza alla restrizione monetaria permanente e nella forsennata liberalizzazione dei movimenti di capitale, misure promosse per sottrarre la moneta dall'arena del conflitto distributivo e rispettivamente finalizzate a renderla di esclusiva proprietà privata, artificialmente scarsa ed estremamente mobile. La conseguenza di tutto ciò è semplice quanto drammatica: anche considerando le recenti tendenze al ribasso, di natura meramente congiunturale, nell'ultimo ventennio i tassi d'interesse reali (calcolati cioè al netto dell'inflazione) sono stati alti e instabili come mai era accaduto prima nella storia dell'umanità. I livelli elevati e le oscillazioni dei tassi d'interesse rappresentano il dato unificante, quello che attraverso svariati canali ha segnato la vita quotidiana di miliardi di persone. Basti pensare all'aumento delle tasse sul lavoro e alla riduzione dei fondi pubblici destinati al Welfare, misure in gran parte causate dal restringimento dei finanziamenti delle Banche centrali alla spesa statale e dalla necessità di far fronte alla contemporanea espansione della spesa per interessi a favore dei possessori di titoli del debito pubblico (un fenomeno, questo, verificatosi in modo trasversale nel Nord e nel Sud del pianeta, in Italia come in Brasile). Oppure, riguardo all'ambiente, si pensi alla stretta correlazione esistente tra l'aumento dei tassi d'interesse pagati dai paesi indebitati e lo spaventoso incremento dei ritmi di sfruttamento delle risorse naturali di quegli stessi paesi, uno sfruttamento finalizzato al vano tentativo di rimborsare i prestiti per liberarsi dalla morsa dei creditori. Se poi guardiamo al lavoro, scopriremo che gli elevati tassi d'interesse reali hanno fortemente influenzato le dinamiche contrattuali, contribuendo ad accrescere i margini di profitto a danno dei salari e dell'occupazione (a tal proposito, si può notare che gli shock più significativi nel rapporto tra profitti e salari si sono generalmente verificati in seguito all'ampliamento del divario tra i tassi d'interesse e il tasso di crescita del Pil). Queste tendenze, che hanno impedito ai lavoratori di godere dei guadagni di produttività di un intero ventennio, in Europa vengono oggi cristallizzate nella linea d'azione della Banca centrale, che minaccia esplicitamente di elevare i tassi d'interesse al primo accenno di rivendicazione da parte dei sindacati. Ciò significa che nell'attuale scenario di politica economica le istituzioni monetarie si sentono autorizzate a controllare i lavoratori manovrando sui tassi, ossia agitando continuamente lo spettro della recessione e della disoccupazione. Un orientamento, questo, che si auto-legittima nel corso delle crisi valutarie, in cui le banche centrali contrastano le vendite speculative e le fughe di capitale elevando i tassi d'interesse a livelli inauditi, al fine di ammansire i sindacati, comprimere i salari per contrastare le svalutazioni e convincere così i creditori a non abbandonare i paesi sotto attacco. Solo per citare un esempio emblematico, si può ricordare che il Brasile è stretto proprio in una morsa del genere, il che significa che, a meno di un fortissimo sostegno internazionale all'ipotesi di rinegoziazione degli oneri finanziari, la coalizione progressista guidata da Lula (nonché i vari enti locali a bilancio partecipato) rischiano di soccombere sotto l'insostenibile pressione dei creditori. Nel corso degli ultimi vent'anni, insomma, la proprietà privata, la scarsità e la mobilità della moneta e i conseguenti elevati livelli dei tassi d'interesse e di profitto hanno duramente inciso sulle condizioni del lavoro, dell'ambiente e dello Stato sociale, sia nel Nord che nel Sud del mondo. L'estrema difficoltà di modificare le norme relative al funzionamento delle Banche centrali e ai movimenti di capitale ha progressivamente indotto le sinistre, e in particolare i partiti socialisti europei, alla rassegnazione e all'ignavia [prendiamo nota sul solito post-it] nei confronti delle dinamiche in corso. Il movimento esprime, pertanto, la prima reazione a questo stato di cose dopo anni di colpevole silenzio. Esso infatti si interroga sui rapporti di dominio dei creditori sui debitori, denuncia le nefandezze e le oppressioni che sono scaturite da quei rapporti e afferma l'assoluta necessità di ribaltarli. Il movimento inizia inoltre a comprendere che l'alto costo del denaro ha colpito i lavoratori e i soggetti più deboli sia dei paesi ricchi che dei paesi più poveri. Una presa di coscienza, questa, che assume un inestimabile valore politico, perché delinea una convergenza di istanze tra soggetti apparentemente lontani, e perché consente di liberare il popolo di Porto Alegre da una nomea che non gli rende merito, quella di movimento puramente etico, normativo, un movimento che penserebbe 'soltanto agli altri e non a sé'. Una volta però delineata la convergenza di istanze, si pone la necessità di individuare una soluzione, una linea d'azione razionale e condivisa che permetta al movimento di smuovere il dibattito politico, e che costringa soprattutto i partiti socialisti a interrogarsi sugli errori compiuti in questi anni. Questa linea d'azione dovrebbe consistere nel trascinare la moneta e le istituzioni che la governano al centro del confronto politico, al fine di promuovere tutte le misure atte a contrastare la proprietà privata, la scarsità e la mobilità della stessa: misure che vanno dalla radicale riforma in senso democratico degli statuti delle Banche centrali al ripristino dei controlli sui movimenti di capitale. Occorrerebbe in altri termini sostenere tutte le iniziative atte a ripristinare la sovranità politica sulla moneta e a regolare, segmentare, dividere tra loro i mercati finanziari mondiali. Il carattere no global del movimento verrebbe in tal modo reinterpretato, passando dall'incerto terreno delle lotte contro un liberoscambismo tutto da verificare, al solido e urgente obiettivo di riprendere il controllo politico dei movimenti di denaro. Inoltre, le rivendicazioni sul governo della moneta aprirebbero la strada a un progetto di politica economica realistico e colossale, basato sull'obiettivo di abbattere i tassi di interesse reali fino a posizionarli, in modo permanente e non congiunturale, intorno allo zero. Gli effetti di un simile abbattimento dell'intera struttura dei tassi d'interesse sarebbero enormi, sia in termini di distribuzione della ricchezza prodotta che di composizione fisica della stessa. La prospettiva ideale della società senza rentiers tornerebbe in auge e una nuova stagione di conquiste per il lavoro, l'ambiente e lo Stato sociale verrebbe inaugurata. Dal punto di vista dei salari e delle condizioni di lavoro, l'abbattimento sistematico dei tassi d'interesse favorirebbe la riduzione dei tassi di profitto e aprirebbe spazi per la difesa e l'ampliamento dei diritti. Dal punto di vista della spesa pubblica, semplicemente collocando la media dei tassi d'interesse sui titoli di Stato al di sotto del tasso di crescita nominale del reddito, i singoli paesi potrebbero passare dai lacci soffocanti imposti dagli attuali avanzi primari alle grandi possibilità di cambiamento strutturale offerte da deficit primari oggi impensabili, il tutto in condizioni di perfetta sostenibilità del rapporto tra debito e Pil. Per la sua proiezione internazionale, il movimento rappresenta, allo stato dei fatti, l'unico soggetto politico capace di inaugurare un confronto sulla riforma delle istituzioni monetarie globali e di promuovere un paradigma alternativo, basato sulla sovranità monetaria e sull'abbattimento dei tassi d'interesse. Un obiettivo così ambizioso potrà tuttavia esser perseguito solo se alla battaglia del movimento si affiancheranno, ai vari livelli nazionali, le spinte dei sindacati, dei partiti, e degli altri soggetti sociali sui salari, sulle condizioni di lavoro e sulla spesa pubblica, ossia sulle uniche leve di cui disponiamo per far saltare i vincoli ideologici all'inflazione salariale e al disavanzo pubblico dai quali dipendono la stabilità e la sopravvivenza dell'attuale palinsesto neoliberista di politica economica. La battaglia del movimento per il governo politico della moneta e per i tassi a zero, insomma, costituirebbe una forza propulsiva simmetrica e logicamente complementare alle rivendicazioni dei lavoratori e dei beneficiari della spesa pubblica sul surplus sociale esistente. Ed è proprio questa simmetria tra azioni di rottura a livello nazionale e proposte alternative a livello globale che offrirebbe una base più solida a quel legame istintivo tra il movimento e i lavoratori che, come hanno rilevato Cremaschi e altri, a Firenze ha trovato l'ennesima conferma, ma che necessita di una piattaforma comune per poter sviluppare tutto il suo potenziale. Si potrebbe obiettare che proporre al movimento dei movimenti di identificarsi nella 'presa della Banca centrale' e in una versione 'conflittuale' del piano Keynes del 1943 sulla riforma del sistema monetario è operazione fuorviante, o quantomeno prematura. Il che sotto molti aspetti è vero. Tuttavia, ogni giorno che passa si acuisce la contraddizione tra l'assoluta necessità di aprire un confronto sul governo della moneta e l'ostinato, assordante silenzio delle istituzioni politiche su questo nervo scoperto del capitalismo globale. La rottura di quel silenzio produrrebbe una svolta e un'accelerazione straordinaria sul corso degli eventi. E consentirebbe al movimento di tener finalmente testa allo slogan, bello ma impegnativo, secondo cui 'un altro mondo è possibile'.

(la rivista del manifesto n°35, gennaio 2003)


DIBATTITO. JOAN ROBINSON E UNA POLITICA ECONOMICA ALTERNATIVA

Il movimento costretto, dopo la guerra coloniale in Iraq, a tornare sulla terra e a ridimensionare le mire da "seconda superpotenza globale"; le brucianti sconfitte sindacali e referendarie in Francia, Germania e Italia; la triste prospettiva nostrana di un accordo programmatico di bassissimo profilo tra l'Ulivo e il Prc; e, sul versante istituzionale, il totale fallimento della Convenzione europea, incapace di compiere anche un solo passo sulla via dell'unificazione politica. Un simile scenario esige che ci si fermi a riflettere, e il programma per la piena occupazione di Joan Robinson, proposto da Luigi Cavallaro ai fini della progettazione di "un'altra Europa possibile" ("Il manifesto", 3 agosto), rappresenta uno spunto di indubbio valore. Non riusciremo tuttavia a indicare una via d'uscita dall'attuale stato di cose esaminando i fatti dal solo punto di vista della disoccupazione e dei mezzi per fronteggiarla. Dopotutto, la disoccupazione non e' altro che una delle inumerevoli manifestazioni della capacita' dell'odierno capitalismo di generare rabbia e frustrazione a mezzo di sprechi di risorse e inaudite disuguaglianze. La ben nota opinione della Robinson, secondo cui e' sempre meglio essere oggetto di sfruttamento che morire d'inedia disoccupati, potra' dunque considerarsi solo soggettivamente legittima, mentre risulterebbe un'ottima scusa per le peggiori nefandezze (dalla "piena occupazione dei poveri" nell'America clintoniana alle funeste strategie di workfare di Blair e D'Alema), se venisse elevata al rango di proposizione politica. La critica al capitalismo in quanto generatore di iniquita' e inefficienze (la peggiore delle combinazioni possibili) rappresenta pertanto l'unica base credibile su cui poter edificare un progetto alternativo di politica economica. A tal proposito le ricerche di Joan Robinson ci vengono senz'altro in aiuto. Il suo modello analitico (sviluppato tra gli anni '50 e '60 e fondato sull'integrazione tra la teoria keynesiana e l'interpretazione di Marx suggerita da Sraffa) consente infatti di evidenziare una fondamentale contraddizione del capitalismo contemporaneo attraverso l'esplicitazione dei seguenti due punti. Il primo e' che la Robinson aderi' entusiasta alla critica demolitrice di Sraffa alla teoria neoclassica dominante, una critica che ha chiarito in modo inequivocabile come il profitto e la rendita non costituiscano affatto il "prezzo" per il contributo del capitalista alla formazione del prodotto nazionale. Ella sostenne che con questa critica Sraffa era riuscito a "vendicare Marx", avendo dimostrato l'assenza di valide basi analitiche per il pagamento del profitto e della rendita e avendo quindi implicitamente evidenziato la loro intima connessione con il fenomeno dello sfruttamento. Il secondo punto, tuttavia, e' che la Robinson riteneva che il ritmo di accumulazione del capitale dipendesse in ogni caso dal tasso di profitto, nel senso che i capitalisti si rendono disponibili a investire solo se adeguatamente remunerati. Dal modello della Robinson emerge dunque un profitto che risulta privo di giustificazioni sul piano strettamente tecnico-produttivo, ma che preserva al tempo stesso il fondamentale ruolo di motore dell'accumulazione capitalistica. L'origine di una simile contraddizione e' presto detta: i capitalisti dispongono di un accesso privilegiato alla moneta, imprescindibile chiave di attivazione dell'investimento. Tale privilegio si e' oltretutto rafforzato proprio nell'ultimo ventennio. Infatti, a causa di politiche monetarie perennemente restrittive, del divieto per le banche centrali di finanziare direttamente la spesa pubblica e della completa liberalizzazione dei movimenti di capitale, la moneta e' divenuta sempre piu' scarsa, di proprieta' privata ed estremamente mobile. Tra le principali implicazioni di questa tendenza vi e' il fatto che da oltre un ventennio la media dei tassi d'interesse nominali si situa sempre, sistematicamente, al di sopra del tasso medio di crescita del reddito nominale, il che non soltanto contribuisce alla progressiva divaricazione tra redditi da lavoro e da capitale, ma costringe anche i singoli paesi a draconiani avanzi primari pur di contrastare l'esplosione dei debiti pubblici, e inoltre la dice lunga sull'insulsa opinione secondo cui oggi "i tassi d'interesse sono bassi" (bassi rispetto a cosa ?). Per giunta, l'accesso privilegiato ai mezzi monetari e finanziari conferisce oggi ai capitalisti il compito pressoche' esclusivo di determinare non solo il livello, ma anche e soprattutto la composizione della produzione: una sorta di "monopolio del futuro" che pregiudica qualsiasi possibilita' di innalzamento del rapporto tra beni pubblici e privati e di riconversione ecologica del'apparato produttivo, e che rinvia quindi all'infinito qualsiasi risposta sensata alla famosa domanda della Robinson: "a che serve l'occupazione?". Joan Robinson evito' sempre di offrire soluzioni univoche e generali alla contraddizione capitalistica, ma non smise mai di sottoporre il sistema di mercato a un continuo, serratissimo confronto con il socialismo di mercato e la pianificazione centralizzata. Dati i tempi e le contingenze, noi qui non oseremo tanto. Tuttavia, una cosa ci pare indiscutibile. Dal controllo dei movimenti di capitale alla democratizzazione dell'operato della banca centrale, gli strumenti in grado di delineare una credibile, razionale proposta di politica economica alternativa sono ben noti, e alla piena portata delle istituzioni europee. Ma la determinazione e la massa critica necessarie per porli in essere potra' derivare soltanto dallo spietato recupero di senso critico nei confronti di un sistema governato da soggetti privi di qualsiasi prerogativa, se non quella di godere di un accesso privilegiato ai mezzi monetari. Resta solo da chiedersi se una tale presa di coscienza si situi al di la' dei desideri e delle possibilita' dell'attuale ceto politico di riferimento, invischiato com'e' nella sindrome del "bilancio in pareggio" e nella (correlata) eccessiva frequentazione dei salotti buoni della finanza.

("Il manifesto", 15 agosto 2003)


PERCHE' ABOLIRE MAASTRICHT

Abbiamo impiegato un po' di tempo per mettere a fuoco questo obiettivo. A lungo ci siamo barcamenati alla ricerca dell'asse portante delle nostre iniziative, ma alla fine ci siamo arrivati. L'Europa di Maastricht rappresenta il nostro vincolo, il muro da abbattere. Tuttavia c'è una domanda, una domanda che ci ronza in testa, che è insidiosa, una domanda alla quale vorremmo dare una risposta precisa, netta. La domanda è questa: che cos'è Maastricht ? Ebbene, se io fossi chiamato a rispondere direi questo: direi che Maastricht è controllo [mi ricorda qualcosa...]. Maastricht è innanzitutto controllo sulla quantità di moneta, ma più in profondità, Maastricht è controllo sul nostro vissuto quotidiano, è controllo sulle nostre menti. Il Trattato dell'Unione Europea approvato a Maastricht nel 1992 rappresenta infatti il più sofisticato palinsesto di regole attualmente esistente nel mondo, costituito al fine di disciplinare l'emissione e la circolazione di moneta. Noi crediamo che gli euro che ci passano tra le mani, i miliardi di euro che circolano ogni giorno, noi crediamo che essi si muovano sulla base di un meccanismo caotico, non governabile, un meccanismo fondato sulle microdecisioni di una miriade di agenti. Ma la verità è che questo incessante turbinio, questa circolazione apparentemente caotica della moneta è in realtà fortemente condizionata dal palinsesto istituzionale, dal sistema di regole che abbiamo scelto (o che magari non abbiamo affatto scelto: del resto, qualcuno forse ricorderà che alla vigilia di Maastricht non vi fu un gran dibattito pubblico. Ci si è pure legittimamente domandati cosa stessero facendo gli esponenti delle sinistre europee mentre si scriveva il Trattato. Qualcuno ha detto che erano distratti dalla caduta dell'URSS, qualcun altro ha detto che giocavano a carte e andavano in barca [prendiamo nota sul solito post-it]; io non lo so davvero, ma vorrei saperlo [lo sapremo presto]). Sia come sia, Maastricht ha sancito il nostro sistema di regole, e quindi ha definito il modo in cui oggi gli euro vengono emessi e circolano. In particolare, gli articoli del Trattato che disciplinano il funzionamento della Banca centrale europea, gli articoli sui disavanzi pubblici eccessivi, sui movimenti di capitale, nonché il famigerato Patto di stabilità (che badate, subirà nella migliore delle ipotesi modifiche del tutto marginali, e probabilmente nemmeno quelle), tutto questo sistema di norme è stato costruito per tre scopi fondamentali:

- rendere la moneta scarsa
- rendere la moneta di esclusiva proprietà privata
- rendere la moneta estremamente mobile

La moneta è scarsa perché la Banca centrale europea, per statuto, è tenuta a stampare poche banconote, il meno possibile. La moneta è di esclusiva proprietà privata perché la Banca centrale europea è autorizzata ad iniettare moneta esclusivamente all'interno del circuito finanziario privato, presso le banche private o sul mercato dei titoli, mentre è tassativamente vietato che la Banca centrale eroghi direttamente moneta agli Stati membri dell'Unione per finanziare la spesa pubblica. La moneta infine è estremamente mobile, dal momento che in Europa e nel mondo vige ormai da anni un regime di circolazione dei capitali quasi puro, ossia quasi privo di vincoli. Sfrutto un ragazzino a Giakarta, vendo a Londra le merci che egli ha prodotto, uso il ricavato per finanziare un attacco speculativo sul peso Argentino, e infine metto il guadagno alle Isole Cayman, il tutto in un batter d'occhio, con gli agenti del fisco che arrancano dietro le mie operazioni, e i giudici con le loro rogatorie pure. Loro arrancano, ma non c'è nulla da fare, il capitale oggi è più veloce, e se la ride. Ora, per l'appunto, chi ride ? Chi gode cioè oggi di questo sistema di regole? Beh, si presume che goda chi difende questo sistema di regole, perché questo sistema è ottimamente difeso, è come un fortino. Che qualcuno ci provi a mettere in discussione gli articoli del Trattato, che ci provi. La reazione è immediata, ed è feroce. Banchieri, esponenti della comunità finanziaria, esperti, opinionisti, nonché spesso e volentieri alcuni esponenti dei partiti che il movimento vota [prendiamo ancora nota, sempre sul solito post-it], questi signori riempiranno gli spazi mediatici e le pagine dei grandi giornali per gridare allo scandalo, all'atto terroristico, proprio così, all'atto terroristico. Ci diranno che il rischio d'inflazione è altissimo. Ci diranno che la stabilità e il benessere dipendono dal rigoroso rispetto delle regole di Maastricht, e che violarle ci condurrebbe dritti sull'orlo di una crisi valutaria. In realtà bisogna dire che noi, noi che di moneta ne vediamo poca (e ne vedremo sempre meno se non ci diamo una mossa), noi per il momento siamo sull'orlo di una crisi di nervi, non di una crisi valutaria. Eppure il martellamento è tale che finiamo per crederci a tutte quelle panzane. Finiamo per crederci davvero. Maastricht infatti è controllo, controllo delle nostre menti. Non è un caso del resto che noi, oggi, ci barcameniamo tra una miriade di proposte e iniziative degne ma parziali, e talvolta persino contraddittorie. Mi riferisco al commercio equo e solidale, alla difesa della sovranità alimentare di José Bové, o alla invocazione ad una moralità manageriale da parte di Naomi Klein. Il che andrà pure bene, ma quando si tratta di immaginare una vera alternativa politica generale al meccanismo dominante allora il movimento ammutolisce, si paralizza. Intanto però, mentre il movimento rimane fisso a rimuginare la realtà cambia, si trasforma. La moneta scarsa, di proprietà privata ed estremamente mobile, sta infatti provocando, da oltre un decennio, un gigantesco spostamento della distribuzione del reddito a favore delle rendite finanziarie e dei profitti, e a danno dei lavoratori, dei beneficiari della spesa pubblica, dell'ambiente, e il tutto sta avvenendo ovunque, nel Nord come nel Sud del mondo. Moneta scarsa, infatti, significa alti tassi d'interesse. Oggi vi dicono che i tassi d'interesse sono bassi. Che sciocchezza: il livello dei tassi non si misura mai in termini assoluti, ma sempre e soltanto in relazione al tasso di crescita del reddito. E sono ormai vent'anni che i tassi d'interesse si situano sistematicamente al di sopra del tasso di crescita del reddito. Il risultato è che, da tempo ormai, vige nel mondo la dittatura dei creditori, la dittatura dei capitalisti finanziari, la dittatura di quelli che Tom Wolfe ha efficacemente definito "i padroni dell'universo". In Italia sussiste il seguente paradosso: per soddisfare le esigenze creditori, dei padroni dell'universo, da anni lo Stato preleva dai contribuenti molto più di quanto spende per scuola, sanità, previdenza, infrastrutture, ed è tenuto ad utilizzare la differenza tra le entrate e le uscite per pagare le rendite ai suoi creditori, ai possessori di titoli di Stato. E' questa la ragione fondamentale per cui, da anni, le tasse aumentano e la spesa pubblica si contrae. E' questa la ragione per cui si privatizza tutto per fare cassa, è questa la ragione per cui i bilanci partecipati non decollano, è questa la ragione per cui il salario sociale, nelle mani dei tecnocrati del centrosinistra, rischia di diventare elemosina. La ragione è che occorre tenere sbilanciato il sistema a favore del capitale, occorre pagare i grandi creditori, i grandi possessori di rendite finanziarie, i padroni dell'universo. I paradossi comunque sono solo iniziati, e non riguardano solo l'Europa. I Brasiliani ad esempio sono costretti ad usare il 70% del valore delle merci che esportano per pagare i creditori internazionali. Il settanta per cento delle loro fatiche finisce nelle tasche dei creditori, dei rentier. Ma torniamo all'Europa. La Banca centrale europea dice di tenere la moneta scarsa per impedire l'inflazione. In realtà così facendo essa riesce a fare qualcosa di molto più sottile: controllando la moneta, la Banca centrale controlla la crescita dei salari, controlla la distribuzione del reddito. Volete un esempio ? L'anno scorso, prima dell'attuale crisi, i sindacati tedeschi conquistarono, dopo anni di sacrifici, il primo aumento salariale al di sopra dell'inflazione. Ebbene, la reazione di Otmar Issing, autorevole esponente del direttorio della Banca centrale, fu immediata. Issing disse che l'irresponsabilità di alcuni sindacati europei avrebbe costretto la Bce a comprimere ulteriormente la quantità di moneta, e ad elevare i tassi d'interesse. Questo significa una cosa molto semplice: attraverso la minaccia dell'aumento dei tassi, e quindi della recessione e della disoccupazione, la banca centrale controlla l'azione dei sindacati, controlla le loro rivendicazioni, ostacola le battaglie sull'espansione dei diritti, attacca l'articolo 18 e le tutele contro i licenziamenti, e lo scopo è uno solo: impedire il rafforzamento contrattuale dei lavoratori, impedire che essi accrescano il loro controllo sulla produzione e sulla distribuzione del reddito. Maastricht è controllo, controllo sul lavoro, controllo sul nostro vissuto quotidiano. Ora, io qui vedo tanti giovani. E' una fortuna ed è una necessità. E' una necessità perché anche a causa di scelte irresponsabili e autolesioniste da parte della sinistra [aggiungiamo note su note], i giovani stanno pagando più di tutti gli effetti dell'Europa di Maastricht. Il loro ingresso nel mondo del lavoro è sempre più traumatico, le loro retribuzioni sono crollate in rapporto a quelle degli adulti, che a loro volta sono crollate in rapporto ai profitti. I giovani sono stati da tempo abbandonati al loro destino, e questa scelta le sinistre la stanno pagando carissima. E badate, molti di questi giovani, soprattutto quelli appartenenti agli strati più bassi e invisibili della società, oggi votano a destra. Io credo che la sinistra e il movimento debbano imparare ad intercettarli, debbano cioè imparare una cosa che non sanno ancora fare [anch'io lo credevo, prima di credere che forse non è tutto "casuale"]. Una simile sfida, badate, è decisiva, perché la vera partita si giocherà nei quartieri popolari, nelle aree cioè in cui, da tempo, gran parte della sinistra politica e del movimento non si azzardano nemmeno ad entrare [appunto]. Ah, detto per inciso: io non aspetterei che qualcuno venga a salvare i più giovani. Io mi aspetterei piuttosto che i più giovani decidano di agire, per salvarsi da sé [v. prossimo post]. Questo per quanto riguarda il lavoro. Ma non c'è solo l'attacco al lavoro e ai più giovani, c'è pure l'attacco all'ambiente. Un esempio facilissimo, uno tra tanti. Ogni volta che i tassi d'interesse aumentano, il debito dei paesi poveri si espande, e guarda caso, aumenta lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali di quei paesi, aumentano le deforestazioni. E la ragione è semplice: questi paesi le provano tutte pur di tentare di pagare i debiti e liberarsi dalla morsa dei creditori. Ma in assenza di un'accorta politica di preservazione le risorse presto finiscono. E poi, ricordate, oggi la moneta è mobile e i capitali fuggono se non vengono adeguatamente remunerati. E sotto la continua minaccia della fuga di capitali, la morsa dei creditori è stretta. Nessun paese, dico nessuno, è mai riuscito a liberarsi. E non ci riuscirà nemmeno Lula, sul quale tante speranze avevamo riposto. Lula infatti è stato costretto a rinunciare alla rinegoziazione del debito, è stato costretto a sottostare alle condizioni da strozzinaggio dei creditori internazionali, di cui molti europei. La questione a questo punto è quella di sempre: che fare ? Innanzitutto io direi che è bene fare autocritica, a sinistra e più in particolare dentro il movimento [autocritica ? troppo tardi. fra poco sarà bene dare spiegazioni soddisfacenti a qualche milione di persone, e non vorrei trovarmi nei loro panni]. Noi dobbiamo fare autocritica perché siamo ancora vaghi, velleitari, perché giriamo intorno al problema alla ricerca di soluzioni comode, facili, magari glamour. Ma la sfida che abbiamo di fronte non è facile, non è glamour. Noi dobbiamo uscire dal ventennio liberista, dobbiamo trovare la via di fuga, e dobbiamo farlo in fretta perché i più giovani stanno già fungendo da cavie per degli esperimenti in vitro di capitalismo puro, un capitalismo senza compromessi. Il primo passo in questa direzione deve essere netto, inequivocabile, e attiene all'analisi del capitalismo, e della sua fondamentale contraddizione. Il capitalismo è un sistema governato da soggetti privi di qualsiasi prerogativa, se non quella di godere di un accesso privilegiato, privato, esclusivo ai mezzi monetari. I padroni dell'universo non hanno nessuna virtù. Essi dispongono semplicemente della proprietà privata della moneta, e quindi dispongono di noi. I padroni dell'universo naturalmente dispongono della moneta, quindi comprano i media, comprano i politici, e potranno quindi farvi raccontare la vecchia favola Vittoriana, quella secondo cui essi in realtà risparmiano, accumulano, investono, e quindi sono legittimati a governare il mondo. Ma si tratterebbe ancora una volta di controllo. Perché vedete, sono ormai decenni che grazie a Marx, a Keynes, a Sraffa e a molti altri, noi sappiamo che queste sono panzane, noi sappiamo che il capitale è parassitario, che sussiste e governa a causa del controllo sulla moneta. Per afferrare la natura parassitaria del capitale riprendiamo la sequenza della favola Vittoriana: risparmio, accumulazione, investimento. Ascoltandola, Marx proporrebbe un piccolo passo indietro, e chiederebbe ai padroni dell'universo: ma da dove viene il vostro risparmio, se non dal lavoro altrui? E Keynes aggiungerebbe: come fate a partire dal risparmio ? Il risparmio non esiste se non c'è il reddito, e il reddito non esiste, non viene prodotto, se non c'è la domanda, se non c'è l'investimento. Marx direbbe insomma che la sequenza è falsa perché pretende di celare lo sfruttamento. E Keynes aggiungerebbe che la sequenza è falsa perché ribalta la realtà. Su questo punto, badate, non si transige. Su questo punto convenivano persino Marx e Keynes, su questo punto convenivano persino i bolscevichi e i socialdemocratici. E non a caso convenivano. Perché la coscienza del carattere parassitario del capitalismo non è una questione accademica, è questione politica capitale. Perché nel momento in cui si insinua l'idea, in tutti noi, che in fondo se il sistema funziona così una ragione dovrà pur esserci, se lasciamo vincere l'idea dominante secondo la quale chi ci controlla è più bravo, più virtuoso, più dotato e quindi in fondo è legittimato a controllarci, ebbene se questa fuorviante visione del mondo non viene messa sotto processo, allora noi, noi tutti, comunisti, verdi, socialdemocratici, noi procederemo sempre a tentoni, come degli ubriachi che passeggiano di notte senza una meta, o peggio, come degli isterici, che contestano il "padre" ma che in fondo non sanno fare a meno di lui. Insomma, noi vogliamo cambiare il mondo. Ma la domanda è: lo vogliamo il potere per cambiarlo, si o no ? Perché vedete, se vogliamo il potere dobbiamo andarcelo a prendere, e per farlo dobbiamo innanzitutto comprendere che qualsiasi credibile azione politica che sia guidata dal desiderio immortale di libertà e di uguaglianza, qualsiasi azione di questo tipo esige che si conosca a menadito il profilo del nemico, e che soprattutto se ne conosca la natura parassitaria. Lo considerate un fatto scontato ? Ma non è un fatto scontato. La natura parassitaria del capitalismo non è un fatto scontato all'interno del movimento perché il movimento non ha nessuna idea precisa in merito al capitalismo, e la ragione è che in nome di una pelosa invocazione all'unità non si è finora aperto un vero dibattito sulla questione, non si è aperta una vera fase dialettica. E la dialettica è come l'aria. Se non c'è prima o poi si muore. [sono passati due anni, e infatti siete morti] Auguriamoci allora che il confronto dialettico inizi, e che inizi prima dell'implosione. Io propongo a questo proposito, ad ATTAC [questa ATTAC ? che burlone!] e al movimento, di definire un obiettivo politico molto preciso, quello che a mio avviso dovrebbe essere l'obiettivo politico prossimo venturo. Dico l'obiettivo e non gli obiettivi perché credo che non se ne possa più di questo caotico supermercato delle idee. C'è assoluto bisogno di uno schema, di un paradigma generale entro il quale far confluire tutte le nostre battaglie. Bové, Klein e tutti gli altri vanno pure bene, ma bisogna far confluire le forze in un punto focale, bisogna concentrare lo sforzo nella definizione di uno schema di azione coerente. Lo schema è quello delineato: le regole che governano la circolazione monetaria, e in particolare il nostro Trattato di Maastricht, hanno reso la moneta scarsa, di proprietà privata e mobile. Abbiamo visto che questo stato di cose condiziona tutti, dico tutti gli aspetti del nostro vissuto quotidiano, e soprattutto, rappresenta al tempo stesso l'origine e il vincolo di tutte le rivendicazioni del movimento, dalla lotta contro le privatizzazioni alle battaglie per i diritti, per l'articolo 18, per il salario sociale, per la tutela delle risorse naturali. Pertanto, visto che Maastricht è origine e vincolo del movimento, io dico che dobbiamo scardinare quel Trattato, io dico che l'unica cosa credibile da fare è stabilire che il movimento non tratta e non sostiene politicamente chi non sia pronto a riscrivere l'Europa partendo dal suo nucleo, partendo da Francoforte, dalle regole che disciplinano i mercati finanziari e la Banca centrale europea, le regole cioè che governano l'emissione e la circolazione di moneta. Sebbene tra mille resistenze ed equivoci, con la Tobin tax qualcosa si era mosso nella giusta direzione [?], ma adesso occorre fare molto di più. Il movimento deve mettere in piedi un processo politico, un processo agli articoli da 56 a 60 del Trattato dell'Unione, dedicati ai movimenti di capitale; nonché agli articoli da 99 a 111, dedicati alle politiche fiscali e monetarie. Solo in questo modo riusciremo ad imporre la sovranità democratica sulla moneta, e riusciremo quindi a riprendere possesso delle nostre vite. E se all'interno del movimento qualcuno ritiene che non sia questo l'obiettivo capitale, allora è il caso che si faccia avanti e che lo dica a chiare lettere in un confronto pubblico. Lo ripeto: questo deve essere il tempo della dialettica, il tempo della selezione delle idee giuste e vincenti in un supermercato politico ipertrofico, carico di prodotti inutili o avariati. Una volta definito l'obiettivo, si tratterà di affinare gli strumenti per l'azione. A questo proposito, mi dispiace, ma io ne conosco due soli: il sindacato e il partito. Pertanto dico: il movimento ha senso se opera dentro e fuori le istituzioni partitiche e sindacali per spingerle nella direzione dell'attacco al Trattato. Dunque operiamo, e facciamolo in fretta. Maastricht è controllo, ed è tempo di liberarsi.

(Attac.it, 11 settembre 2003)

lunedì, febbraio 21, 2005

L'omertà dei due Poli sulla truffa del signoraggio prepara una nuova dittatura fascista ?

Un intervento di Linucs in una discussione su luogocomune.net. Come al solito sottoscrivo tutto. Ora l'omertà dei politici e dei "giornalisti" inizia ad avere un senso.

"Io - tra l'altro - ancora non ho capito come riuscirà il fascismo rampante a risolvere il problema del debito con la riapertura delle case chiuse: forse vuol far pagare il debito pubblico alle battone. Ma visto che qui si parla di beghe personali, delle quali ahimé interessa ben poco, inviterei i presenti a discuterne in privato prima di sputtanare definitivamente l'unico sito italiano con del materiale sul 9/11 a forza di uova al tegamino, fiamme tricolore, gente appesa a testa in giù ed altre amenità.E gli antifascisti variopinti ed assortiti non si illudano, che non solo il socialismo rampante ne ha accoppati anch'esso in quantità, ma facendo un semplice conto si ottiene che qualunque Stato dotato del potere di uccidere i propri o gli altrui cittadini prima o poi finisce per farlo.Chiediamoci - tra l'altro - chi ha appoggiato il fascismo agli esordi, magari in futuro eviteremo di appoggiare qualche altra gran sorpresa solo perché al momento ci fa comodo. I lavoratori che tanto si pregiano di far parte della "classe operaia in lotta" si chiedano se gli operai in Germania all'inizio hanno sostenuto Hitler oppure no, e per quale motivo.Ci sarà da spaccarsi in due dalle risate - e dal pianto - quando scoppierà un gran casino (tipo un 20% di famiglie in bancarotta, per dirne una). Magari salterà fuori il personaggio di "Forza Nuova" che l'altro giorno mi ha fermato per strada con il volantino "Per uno Stato che batta moneta propria", contro i quattro fessacchiotti appena usciti da un concerto al centro sociale che non hanno idea di che cosa si stia parlando. Cosa diranno questi, "aspettate, ci dobbiamo riunire in collettivo perché a forza di parlar di boiate non abbiamo avuto tempo di capire cosa stava succedendo?"Vi ricordo che il fascismo rampante non si combatte solo con le canzonette. Fai finta che un orrendo fascista di Forza Nuova tolga la foto di Mussolini dal tavolo, si dia una sistemata, si metta una giacca e una cravatta, e finisca con un calcio in culo in televisione in occasione dello spazio dato "a tutti" in campagna elettorale.Secondo voi, se quello si mette a parlare seriamente di banche e soldi, non tira fuori un 30% di voti? E di chi sarà la colpa, sua o dei politicanti omertosi che con la loro evvemoscia si saranno baloccati fino a quel momento invocando "i diritti", senza informare i loro elettori su chi gliela sta mettendo in quel posto? Se quello dice "lo Stato stamperà soldi per garantire un reddito di cittadinanza a tutti gli Italiani Veri e Puri, ma gli immigrati tutti fuori", ci sarà qualcuno che voterà "no voglio morire di fame insieme ad Ahmed e Zimbulu per la solidarietà multiculturale?" Al contrario, quelli che oggi usano questi poveracci per sentirsi buoni e solidali saranno i primi ad andarli a cercare per buttarli nel Mediterraneo.Ho una grande idea per combattere il fascismo rampante: lasciamoli organizzare in pace, continuiamo a prenderci/prenderli per il culo e quando il giocattolo fa il botto lamentiamoci che non abbiamo capito come hanno fatto a prendere tutti quei voti... ma chissà come avranno fatto... e tutti a piangerci addosso (o emigrare in Estonia o in Lettonia, ipotesi ogni giorno più allettante.)"

Liberi di coniare una moneta privata

Ricossa è uno dei pochi che - quando arriverà il momento - non sarà chiamato a dare spiegazioni, benchè la ricetta austriaca del ritorno alla casta-era-della-Virtù (la moneta-merce) sia incredibilmente grottesca. Buona lettura.

di Sergio Ricossa

Certamente i falsari dell’euro sono già all’opera. Se non fosse così, bisognerebbe dubitare dell’importanza dell’euro. Più una moneta è importante e più conviene falsificarla. Immagino dunque che vi sia un’Europa dei falsari in piena attività, ancorché sotterranea. Debbono le autorità perseguitare questi lavoratori in nero? I giuristi non esiteranno a rispondere di sì. Qualche bizzarro economista potrebbe invece rispondere di no, e argomentare che la Banca centrale europea si accinge a continuare una politica deflazionistica all’eccesso e pertanto dannosa agli affari. I quali affari sarebbero rinvigoriti da una maggiore quantità di moneta in circolazione non importa se moneta buona o moneta falsa.

Un ulteriore punto di vista è quello dei libertari o anarco-individualisti che dir si voglia. É una varietà di homo sapiens in via di estinzione in Europa, ma non ancora in America. Costoro sostengono che tutta la moneta cartacea è falsa, pur quando esce regolarmente da una banca centrale con firma autentica del governatore. Ed è falsa per la semplice ragione che un pezzo di carta vale nulla. Un pezzo d’oro, sì; un pezzo di carta, no, mai. La moneta aurea è buona (ma non esiste più), la moneta cartacea è un sopruso dello Stato, uno dei tanti soprusi a danno dei cittadini. Prova: esaminate un biglietto della Banca d’Italia, e ci trovate scritto "pagabile a vista al portatore", che è una bugia. In cambio del biglietto, la Banca d’Italia non dà nulla, se non un altro pezzo di carta. L’oro se lo tiene per sé. [l'articolo è del '98. e infatti oggi sugli euro non c'è più scritto niente del genere]

I libertari concludono che i falsari, oggi, non andrebbero puniti, la logica non potendo considerare reato il falso di un falso. La conclusione richiama alla mente Nestor Makhno, anarchico ucraino e capo di una banda di guerriglieri dal 1917 al 1921, il quale cominciò col combattere i tedeschi e finì col combattere i comunisti. Dove arrivava, emetteva fiumi di cartamoneta falsa, ma sui biglietti faceva onestamente stampare: "I falsari non saranno puniti". É un tipo di onestà rara e inconcepibile dentro la Banca d’Italia, la Banca centrale europea, la Federal Reserve, il Fondo monetario internazionale, eccetera.

Una onestà del genere non appartiene più alla sfera pubblica. É ipotizzabile che rimanga, quale reperto archeologico, nella sfera privata. Durante gli ultimi sussulti della seconda guerra mondiale, in assenza dello Stato, i privati inventarono varie monete "vere", ossia con valore intrinseco, seppure minimo: la caramella, la sigaretta, cose così. [l'autore purtroppo ignora che la scuola italiana di economia, sulla base delle elaborazioni di Giacinto Auriti e Domenico De Simone, ha dimostrato che il ritorno alla moneta merce è una grottesca follia, mentre invece è possibile, giusto e necessario l'accredito universale dei simboli monetari per garantire a tutti gli esseri umani il diritto alla vita incondizionato] Non servivano per i grandi pagamenti, ma risolvevano il problema di dare il resto. Alcuni commercianti stamparono la loro cartamoneta, che però, a differenza di quella della Banca d’Italia, a differenza dello stesso euro, era convertibile in beni utili disponibili presso gli emittenti: generi alimentari, per esempio. Il che fa riflettere.

Nulla impedisce in un Paese libero che un’associazione di privati conii una moneta aurea, che sarà accettata da chi vorrà accettarla. Nulla impedisce che una pluralità di associazioni private conii una pluralità di monete auree, scambiabili fra loro secondo cambi fissi dipendenti dalla quantità di metallo prezioso in esse contenuto. Anzi, l’esperimento, in nuce, è avvenuto con la creazione dell’Hayek (dal nome del premio Nobel per l’economia Friedrich von Hayek), e poi ancora circolano marenghini vari (ma di origine pubblica). [oggi esiste anche la moneta privata "Liberty Dollar" parzialmente basata sull'argento] Non vi sono, per il momento, le condizioni perché l’Hayek faccia concorrenza all’euro, e forse non ci saranno mai. Nondimeno, la moneta privata non è un’utopia. [lo dimostrano le ormai 4000 monete locali sparse per il mondo]

Se la Padania di Bossi conia la sua moneta, e se l’Italia è un Paese libero, non esiste illegalità alcuna, e quella moneta può circolare ovunque la gente non la rifiuti. É il trionfo della libertà e della volontarietà, contro l’imposizione statale. É pure una bella mossa propagandistica per il privato emittente, che guadagna in notorietà perfino se il suo profilo non compare (per modestia) su una faccia del disco; per non parlare dei diritti di signoraggio, che sono i profitti di chi procede all’operazione industriale di conio. Insomma, in materia monetaria ci si può liberare almeno in parte dalla schiavitù verso Roma, oggi, verso Francoforte, domani. In alternativa, si dimostra di essere schiavi. [quello che oggi siamo]

S’intende che il fisco non accetterebbe mai di essere pagato con moneta privata. [falso: oggi in ogni paese il fisco accetta le monete private, locali, complementari, alternative, sociali e comunitarie, dal "Liberty Dollar" alle Ithaca Hours] Ma gli darebbe ugualmente fastidio appigliarsi a cavilli legali e illiberali per incatenare l’iniziativa privata con antiche e nuove catene. Sarebbe già una vittoria per i cittadini libertari costringere il potere pubblico a togliersi la maschera abusiva che porta e che lo fa apparire buono, al nostro servizio, rispettoso delle nostre autonomie, secondo in "principio di sussidiarietà" tanto citato quanto disatteso.

("il Giornale" - 24 Luglio 1998)

mercoledì, febbraio 16, 2005

Appello ai due poli: dimostrate di non essere camerieri dei banchieri !

Avrà qualche politico del Polo o dell'Unione il coraggio di inserire questa proposta di riforma monetaria nel programma elettorale ? Fin quando non accadrà continuerò legittimamente a chiamarli tutti camerieri dei banchieri.

Gli interessati possono copiarla e incollarla dove vogliono, rispettando sempre la licenza copyleft creative commons.

MONETA
Innanzitutto pretendiamo la pubblica affermazione che la "Sovranità Monetaria", parte integrante della sovranità nazionale (Art.1 Costituzione), è solo ed esclusivamente dei Cittadini. Dunque pretendiamo che i meccanismi di emissione e gestione della moneta siano tutti senza eccezione alcuna sottoposti al controllo sovrano dei Cittadini italiani, che potranno poi delegarne la gestione tecnica a chi riterranno più opportuno.

In base all'innovativa teoria economica Auriti-De Simone riteniamo possibile, giusto e necessario accreditare ai cittadini un Reddito di Esistenza Monetario (RdEM) su base mensile. Ciò potrà e dovrà avvenire non già attraverso la via della fiscalità tradizionale ma tramite l'innovativa soluzione, proposta dalla teoria Auriti-De Simone, di accreditare la moneta all'atto dell'emissione. Questo dovrà riguardare sia la base monetaria emessa ex-nihilo dalla Banca Centrale (cartamoneta costituita da banconote) sia per quanto riguarda il denaro scritturale o bancario emesso ex-nihilo dalle banche commerciali (moneta elettronica) tramite il meccansimo della riserva frazionaria.

Riteniamo folle, indegno e mostruosamente ingiusto che le banche commerciali private possano, tramite il meccansimo della riserva frazionaria, creare moneta elettronica ex-nihilo: questo infatti determina la situazione per cui più del 95% della moneta propriamente detta (in gergo M1, cioè monete metalliche, cartamoneta, e depositi c/c) non esiste, nè è mai esistita, fisicamente, ma solo virtualmente. Ciò provoca una situazione di gravissimo pericolo per la stabilità sociale del nostro Paese. Se infatti scoppiasse una anche piccola crisi di panico con conseguente "corsa agli sportelli" i Cittadini scoprirebbero di poter ritirare meno del 5% di ciò che effettivamente e legittimamente possiedono nei loro conti.

Vogliamo sottrarre la Sovranità Monetaria alle banche private e restituirla ai Cittadini anche perchè riteniamo vergognoso delegare alla buonafede ed all'autocontrollo dei banchieri la gestione dell'emissione monetaria, dato che è tecnicamente possibile per un banchiere in malafede emettere denaro dal nulla per dirottarlo verso eventuali fondi neri. Ad oggi la popolazione italiana non è in grado di opporsi ad uno scempio del genere, dato che è impossibile controllare che uso le banche private facciano della sovranità monetaria che detengono, dato che sono sorvegliate dalla Banca d'Italia SpA che è posseduta da loro stesse.

Questa riforma metterà dunque fine allo scandalo del "signoraggio privato", cioè l'atto di servaggio con il quale banche private come Banca d'Italia SpA emettono la moneta (cartacea ed elettronica) spendendo pochi centesimi e ne addebitano il valore nominale invece di accreditarlo agli individui, che ne sono i giusti proprietari poichè la moneta ha valore per convenzione sociale. Infatti dal 15 agosto 1971, con l'abrogazione dei Patti di Bretton Woods, la moneta è definitivamente svincolata dalla sua base metallica, e si è reso finalmente manifesto che il suo valore non è dato da qualsivoglia riserva o base, bensì dalla fiducia che i Cittadini ripongono in essa e che manifestano con l'accettazione della stessa in pagamento dei beni e servizi da loro offerti sul mercato.

In questo modo si potrà eliminare il fenomeno canceroso del cronico indebitamento, matematicamente ed assolutamente ineluttabile ed a livello aggregato mai saldabile, del sistema economico (stato, imprese e privati) nei confronti delle banche private. Lo stato non dovrà più indebitarsi per il valore nominale della moneta che acquista dalla Banca di Emissione, ma solo per il valore tipografico, ferma restando la gestione tecnica dell'emissione da parte di un organo totalmente pubblico ma assolutamente svincolato dal potere esecutivo. Questo metterà fine al debito pubblico ed al pagamento degli interessi sul debito, voce quest'ultima che già oggi assorbe ogni anno circa € 60 MLD del bilancio statale. Si potrà così definitivamente risollevare e rilanciare l'economia nazionale oggi in grave declino.

Riteniamo possibile, giusta e necessaria una rivoluzione copernicana nella gestione dello strumento monetario che metta l'uomo al centro, remunerandolo per il solo fatto di accettare la moneta, e garantendone così davvero, tramite il Reddito di Esistenza Monetario, il diritto alla vita, senza se e senza ma.

Il concetto base dal quale si deve dunque ripartire è che la moneta all'atto dell'emissione deve essere dichiarata di proprietà esclusiva dei cittadini, dato che sono loro a crearne il valore. Se proprietà dei cittadini essa, ovviamente, non potrà più essere venduta (cioè prestata) da un'azienda privata come Banca d'Italia SpA.

Riteniamo necessario che si inizi anche in Italia a promuovere monete locali che abbiano le caratteristiche sopra indicate (principalmente la proprietà dei cittadini all’atto dell’emissione), seguendo le tendenze già in essere in tutto il mondo dove se ne contano già più di duemila. Pretendiamo quindi che sia sancita la libertà (ma non l'obbligo) di ogni cittadino di accettare qualsiasi moneta preferisca: chiamiamo questo fondamentale diritto "libertà monetaria".

La struttura proprietaria della Banca d’Italia deve essere riformata con grande, profonda e risoluta decisione; rappresenta infatti una evidente mostruosità giuridica il fatto che Banca d’Italia SpA sia di proprietà delle stesse banche che da essa dovrebbero essere controllate. Ne consegue la necessità che Banca d’Italia SpA - in quanto struttura di controllo del sistema bancario italiano – sia di proprietà pubblica e siano comunque escluse le banche controllate dalla sua struttura proprietaria. Ma come non vogliamo una Banca d'Italia SpA privata, così non vogliamo una Banca d'Italia soggetta alla discrezionalità del potere esecutivo, rimedio che si rivelerebbe probabilmente peggiore del male. Noi, in accordo con la teoria auritiana, pretendiamo che una riformata Banca d'Italia pubblica, non più SpA privata, debba costituire il "quarto potere costituzionale", assolutamente, totalmente e perennemente indipendente dal potere esecutivo ma altresì soggetto alla completa sovranità del Popolo italiano.

Siamo convinti che questa riforma, possibilie, giusta e necessaria, sia ormai inderogabile e chiediamo con forza che venga posta in essere prima che sia troppo tardi. Se così non fosse quando il caso scoppierà qualcuno verrà chiamato a dare parecchie spiegazioni, chi ha fatto finta di non sapere verrà ritenuto complice e responsabile con le eventuali conseguenze del caso. E potrebbe essere molto spiacevole.

sebastiano scròfina
some rights reserved

martedì, febbraio 15, 2005

Lettera aperta a "Liberazione" sulla schiavitù del signoraggio privato

Una lettera aperta - di cui ovviamente sottoscrivo tutto - firmata "Linucs" e indirizzata al quotidiano "Liberazione". Ai lettori: perchè non mandate anche voi due righe in redazione ?

"Visto che Liberazione ci legge, potremmo approfittarne per scambiare due parole.

Ad esempio, potremmo chiedere per quale motivo il giornale che si definisce comunista, pertanto dalla parte del popolo, del proletariato, delle vittime dei capitalisti cattivi, degli operai scioperanti, dei poveri precari ai quali dedicherà sicuramente numerosi articoli, non scriva una parola in prima pagina sul lievissimo problema del signoraggio privato.

Ormai anche i gatti randagi sanno che i soci di Bankitalia sono privati al 100%, e non ci vuole molta fantasia per seguire il "reddito monetario" della BCE dall'emissione della moneta alle tasche dei privati, a partire dagli interessi per finire con i titoli del debito acquistati al costo di stampa dei semplici pezzi di carta detti "euro."

Non ci vuole un falco della finanza per capire che i titoli del debito hanno valore in quanto lo Stato ha facoltà di tassare a piacere il cittadino, ergo gli interessi sui titoli devono venir pagati necessariamente dalle tasse di qualcuno (i poveri precari di cui sopra, ad esempio.)

Non occorre un'aquila reale dell'economia per capire che se i titoli del debito vengono scambiati con la carta straccia chiamata "euro", segue che lo Stato è indebitato per tutta la moneta in circolazione. Segue ancora che il debito non potrà mai essere estinto, e che i soliti noti continueranno a pagare.

Non occorre un Pavone Reale dell'Imperatore della Macroeconomia per capire che se la BCE continua a stampare soldi di carta questi valgono sempre meno, e che i tassi "bassi" danno origine alle 10/15 pubblicità "mutui ai dipendenti" che si trovano sui quotidiano gratuiti distribuiti sui mezzi pubblici. Non ci vuole il Premio Nobel per la Fantasia per capire che quando la BCE dice che "non si aspetta una bolla immobiliare" - ma i prezzi sono casualmente saliti del 45% - qualcuno sta per sbattere forte la faccia contro il muro.

Soprattutto, non ci vuole una Tripla Laurea in Giornalismo per capire che se casualmente è sempre colpa di Berlusconi e degli americani forse qualcuno ci sta leggermente menando per il naso, gettando un comodo osso da spolpare alla folla inferocita. Altrimenti non si spiega perché Berlusconi meriti interi articoli in cui si discute del famigerato conflitto d'interessi, mentre un certo banchiere centrale - che ora si esibisce nei discorsi di Capodanno - si è beccato una denuncia da un certo Auriti e fanno tutti finta di niente. Anzi, viene osannato come garante della democrazia. Stiamo forse scherzando?

Pertanto, in assenza di un'informazione puntuale e dettagliata nel reale interesse dei vostri lettori, vedete di non pigliarmi per il culo e datevi meno arie da partigiani della domenica. A meno che non abbiate già realizzato un articolo o un'inchiesta in merito, nel qual caso vi inviterei a proporla in prima pagina per un paio di settimane in fila affiché anche i poveri operai oppressi e i miseri precari sfruttati possano sapere da chi la stanno pigliando in quel posto e con la complicità di chi.

Ad oggi, 3 barbieri e una decina di tassisti diffondono il magico verbo e illuminano la povera plebe incolta sul motivo misterioso per cui lo Stato continua a rubare migliaia di euro dalle tasche di ciascuno. Non si capisce per quale motivo non sia in grado di farlo un giornalista, soprattutto quando si arroga il diritto di girare con la puzza sotto il naso perché ritiene di essere migliore di Emilio Fede.

Mi sembra ovvio che quando il giocattolo si romperà, e qualcuno verrà chiamato a dare parecchie spiegazioni, chi ha fatto finta di non sapere verrà ritenuto complice e responsabile con le eventuali conseguenze del caso. Forse a qualcuno passerà la voglia di cantare "Avanti Popolo" quando il "popolo" verrà a presentare il conto.

Tira un'arietta fresca..."

lunedì, febbraio 14, 2005

Il Sole 24 Ore sdogana la fusione fredda

"Repubblica" arriva 50 anni dopo, "Il Sole 24 Ore" solo 16. Gli scettici ottusi che non si arrendevano di fronte all'evidenza si arrenderanno di fronte all'auctoristas ?

"di Roy V. - Notizia tratta da "Il Sole24ore" del 24 gennaio 2005

La trasmutazione nucleare a bassa energia, ovvero la famosa Fusione Fredda, è oramai, silenziosamente, una realtà in molti campi industriali e scientifici. Non viene mai nominata sotto l'aborrito nome di nascita ma, prima trasmutazione, acquista nomi ed aggettivi non riconducibili alla sua vera natura. Ma per chi conosce come funziona la fusione fredda, un cambio di nome non basta a gettare fuori strada. Dimostrazione dell'importanza di avere le giuste informazioni di base.

E così, anche sul Sole24ore si parla oramai di questo incredibile quanto bistrattato fenomeno. L'articolo, apparso il 24 gennaio, parla di un esperimento portato avanti dal gruppo Heavy Industry della Mitsubishi che in una cella gassosa ha trasmutato quantità di cesio e stronzio in elementi chimici diversi (precisamente in praseodimio, una terra rara e molibdeno), utilizzando un impiego 'irrisorio' di energia.

A seguito di questo esperimento è stato presentato al Governo italiano un complesso progetto di ricerca italo-giaponese avente lo scopo di stabilire la fattibilità industriale dell'eliminazione delle scorie nucleari.

Il progetto avrà il valore complessivo di 25 milioni di euro e vede coinvolti per il giappone la Mitsubishi, come già detto, e Akito Takahaschi presidente della 'International Society of Condensed Matter Nuclear Scienze', e, per l'Italia, il gruppo di Frascati dell'infn (guidato da Francesco Celani), la ST Microelectronics, il Centro Sviluppo Materiali di Roma, la Orim di Macerata ed un nutrito gruppo di ricercatori afferenti a varie istituzioni.

Quindi questo "strano" fenomeno verrà analizzato e portato ad un livello industriale da decine di Istituzioni pubbliche e private (tra le altre c'è di mezzo anche la Pirelli Labs...) che lavoreranno soprattutto sul settore del decadimento delle scorie ma sicuro non chiuderanno gli occhi di fronte ai guadagni energetici!

Insomma, un grosso esperimento, ben finanziato, da tenere sott'occhio. Il laboratorio dove si porteranno avanti gli esperimenti sarà situato vicino Roma: chi di voi abita da quelle parti?"


Io. Chi vuol venire con me faccia uno squillo.

E visto che siamo nella serie niente di nuovo sotto il sole:

"Io facilmente converrei con Apelle in creder che le non sieno nel Sole, cioè immerse dentro alla sua sustanza; ma non affermerei già questo in vigor delle ragioni addotte da esso, nella prima delle quali e' piglia un supposto che senz'altro gli sarà negato da chi volesse difender il contrario: perché non è alcuno così semplice, che volendo sostener le macchie esser immerse dentro alla solar sostanza, e appresso ammetter la loro continua mutabilità di figura di mole di separazione ed accozzamento, conceda insieme il Sole esser duro ed immutabile; ma resolutamente negherà tale assunto e la prova che di esso apporta Apelle, fondata su l'opinione, per suo detto, comune di tutti i filosofi e matematici: né piccola ragione averà di negarla, sì perché l'autorità dell'opinione di mille nelle scienze non val per una scintilla di ragione di un solo, sì perché le presenti osservazioni spogliano d'autorità i decreti de' passati scrittori, i quali se vedute l'avessero, avrebbono diversamente determinato. In oltre, quei medesimi autori che hanno stimato il Sole non esser cedente né mutabile, hanno molto men creduto ch'e' fosse sparso di macchie tenebrose; e però dove fosse forza che l'opinione del non esser macchiato cedesse all'esperienza, indarno si ricorrerebbe per difesa all'opinione della durezza e dell'immutabilità, perché dove cede quella che pareva più salda, molto meno resisteranno le men gagliarde: anzi gli avversarii, acquistando forza, negheranno il Sole esser duro o immutabile, poi che non la semplice opinione, ma l'esperienza glie lo mostra macchiato. E quanto a i matematici, non si sa che alcuno abbia mai trattato della durezza ed immutabilità del corpo solare, né che l'istessa scienza matematica sia bastante a formar dimostrazioni di simili accidenti."

(Galileo Galilei Linceo, 1/12/1612, terza lettera al sig. Marco Velsieri)

393 anni di grandi progressi ci hanno insegnato che le risorse sono scarse (basta controllare i manuali), e quindi la fusione fredda è una bufala. Punto.

Dietro le sbarre

E' nata la satira monetaria ?



"Gli esponenti della più grande organizzazione criminale europea sono stati finalmente catturati..." [continua qui]

mercoledì, febbraio 09, 2005

Sbanca l'Italia: il nuovo sito web

Ma non si chiamava Banda d'Italia ?

Hitler ha vinto la guerra

Per la serie ma dai, ma veramente ?:

"Chi pensa che molti dei problemi del mondo si risolveranno con il cambio del presidente degli Stati Uniti, si sbaglia di grosso. George W. Bush è - secondo l'economista argentino Graziano - solo la punta dell'iceberg di una complicata struttura di poteri, gestita da una élite di ricchissimi clan familiari. Gli stessi che prima e durante la seconda guerra mondiale hanno finanziato Hitler e il Terzo Reich e che ancora oggi controllano e determinano quello che accade nel mondo, dettando le ideologie convenienti ai loro interessi. L'autore denuncia in questo libro i colpevoli di questa cospirazione, ricostruendo i legami esistenti tra potenti della Terra, industria petrolifera, banche, traffico di droga e di armi, terrorismo e prestigiose università."

Prenoto una copia di Repubblica di lunedì 8/2/2055.

Nuovo sito contro la truffa monetaria

L'ultimo parto del vulcanico Sandro Pascucci: www.signoraggio.com

01. Di chi è la Banca d’Italia?
02. Perché anche i bambini appena nati hanno un debito?
03. Perché la Banca d’Italia (e ora la BCE) stampa i soldi e li presta al Governo al valore nominale (ossia quanto c’è stampato sulla facciata – es. 100 euro), senza garantire nulla in cambio (ne oro,ne altro)?
04. E’ dunque vero che non esiste più la convertibilità tra le banconote e l'oro?
05. E’ vero che ogni banconota (come ad es. questa) “costa” circa 3 centesimi?
06. Il suo valore intrinseco quindi è di € 0,03.
Perché all’atto dell’emissione, viene prestata come se “valesse” € 100?
07. Perché questa banconota da 100 euro in realtà ci costa € 102,5 ?
08. Cos’è “il Tasso Di Sconto”?
09. Cosa sono i “Servizi di Tesoreria dello Stato”?
10. Cos’è il Debito Pubblico?

L'FMI studia la vendita dell'oro per aiutare i Paesi indebitati

Dopo il G7 dello scorso fine settimana, che ha concentrato la sua attenzione sui problemi dei paesi poveri, il Fondo Monetario Internazionale ha annunciato la preparazione di un rapporto da presentare al prossimo vertice di aprile sull'eventualità di rivalutare e vendere le proprie riserve d'oro. Un'operazione che permetterebbe all'Fmi di rifinanziare il debito dei paesi poveri del mondo.

Meglio tardi che mai. Anche se danno con una mano per riprendere con l'altra. Anche se l'oro sarebbe nostro. Anche se... (continua tu)

martedì, febbraio 08, 2005

UpdateS

Sebbene qui ci si occupi prevalentemente della megatruffa monetaria ho pensato di allietarvi con qualche segnalazione da oltreocoeano, giusto per sentire che arietta tira... (mentre qualche inguaribile burlone annoiato si diverte a farsi contagiare l'HIV...)

[3 febbraio]

Un simpatico studente dell'Università di Marquette (Milwaukee, Wisconsin) viene privato delle sue libertà costituzionali: i censori gesuiti gli impediscono di esprimere supporto alla ONG no-profit Adopt a sniper (Adotta un cecchino). In particolare il nostro si stava producendo nella vendita al pubblico di braccialetti con l'iscrizione:

"1 Shot, 1 Kill, No Remorse, I Decide."
"Io sparo, Io uccido, Nessun rimorso, Decido io."

[7 febbraio]

Nulla di fronte alla serena sincerità del generale James N. Mattis, che a San Diego, in una conferenza sulla guerra in Iraq, dichiara:

“Actually, it’s a lot of fun to fight. You know, it’s a hell of a hoot. It’s fun to shoot some people. I’ll be right up front with you, I like brawling.”

The general, also known as “Mad Dog Mattis,” led the 1st Marine Division during the initial invasion of both Afghanistan and Iraq, and returned to command marines during the occupation of Iraq, where he led the initial attack on Fallujah in April 2004.

He presented the invasion of both countries as a civilizing mission, denounced Muslim men and reveled in killing them. “You go into Afghanistan,” he told his audience, and “you got guys who slap women around for five years because they didn’t wear a veil. You know, guys like that ain’t got no manhood left anyway. So it’s a hell of a lot of fun to shoot them.”

This last comment drew loud laughter and enthusiastic applause from the audience attending the panel discussion hosted by the Armed Forces Communications and Electronics Association.

[8 febbraio]

"Novità" d'archivio: sono stati appena declassificati (dopo lotte all'ultimo sangue) i documenti che provano l'arruolamento di nazisti nella CIA. Fortunatamente la Repubblica ci rassicura: la CIA arruolava SS, ma solo 50 anni fa, in chiave antisovietica. Ora no, ora sono diventati tutti belli, buoni, pacifisti, antinazisti, antiterroristi e democratici.

venerdì, febbraio 04, 2005

A proposito del Forum sulla Riforma Monetaria

Queste le impressioni di un partecipante al Forum sulla Riforma Monetaria del 30 gennaio.

Con 50 Euro l'energia di un milione di litri di benzina ?

Forse non si è veramente sbagliato: forse, consapevole del fatto che questo fenomeno produce come conseguenza dei fenomeni nucleari di fusione dei neutroni, voleva evitare che la sua invenzione fosse approfondita e studiata dalle autorità di controllo che avrebbero conseguentemente bloccato o notevolmente ritardato ogni tipo di commercializzazione delle sue pompe; la prima pompa a cavitazione è stata installata nel 2001 in una caserma di polizia. Incredibile ma vero!

Ricordo ai tracotanti e sensazionalisti pseudo-ricercatori che sui manuali c'è scritto che le risorse sono scarse, e quindi è evidente che tutto ciò non può essere vero. Punto.

giovedì, febbraio 03, 2005

Arrestato Rodolfo Marusi Guareschi

Finalmente è stato arrestato Rodolfo Marusi Guareschi, padre della fantomatica moneta Dhana. Non è il primo e non sarà neanche l'ultimo a tentare di strumentalizzare la questione monetaria. Non lasceremo che questi personaggi intralcino il lavoro di milioni di persone oneste che quotidianamente usano per i loro scambi monete sociali, locali, alternative e complementari. Per il prossimo Presidente della Repubblica della Terra che bussa alla porta... siete avvisati.

Potete approfondire su Disinformazione e Open-Economy.

martedì, febbraio 01, 2005

Intervista di Amisnet: il signoraggio finisce in radio

Sono stato appena intervistato dall'agenzia di stampa Amisnet (che serve una ventina di radio comunitarie in tutta Italia) in merito al Forum Nazionale sulla Riforma Monetaria. Potete ascoltarla in MP3.

Si è tenuto a Roma il 30 Gennaio il 1° Forum Nazionale sulla Riforma Monetaria, incontro promosso da una serie di associazioni dei consumatori per studiare e proporre delle forme alterantive di sovranità e libertà monetaria. Nell'intervista di Leopoldo Calabria a Sebastiano Scròfina, Responsabile Sovranità Monetaria di European Consumers, le proposte del forum e gli esempi di signoraggio dal basso delle monete locali. (5'23")

Avviso ai banchieri: siete contro natura

"L'altruismo - spiega Rosaria Conte, ricercatrice dell'Istc del Cnr - può essere una strategia vincente anche in grandi comunità, purché gli individui siano dotati di una certa intelligenza".

Appunto.

Fiocco azzuro: nuovo blog contro la schiavitù del signoraggio privato

Ora è la volta di Sandro Pascucci.
Che sia il caso di fondare "bloggers against seigniorage" ?

http://ilsignoraggio.blogspot.com/