Governo battuto su Fazio
Votato l'emendamento Ds sul mandato a termine. Vendetta sul falso in bilancio
PAOLO ANDRUCCIOLI
La maggioranza è diventata minoranza, ieri, per poche ore alla camera. Le commissioni finanze e attività produttive hanno infatti votato sì a due emendamenti dei Ds sul disegno di legge per la tutela dei risparmiatori. I due emendamenti vincenti riguardavano il mandato a termine del governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio e lo spostamento dei poteri di controllo sugli eventuali trust bancari dalla Banca d'Italia all'autorità Antitrust. Il governo è stato spiazzato dalle votazioni che hanno coinvolto anche parlamentari della maggioranza (la Lega per esempio) o hanno fatto registrare l'astensione dei relatori e di uomini della maggioranza di governo, come il presidente Tabacci dell'Udc. In pratica le commissioni hanno accettato la proposta di modificare l'attuale schema consuetudinario di Bankitalia che prevede oggi un mandato senza scadenza per il governatore Fazio. L'emendamento varato ieri è alquanto soft, perché rimanda comunque al Governatore i tempi e i modi della decisione sul mandato, ma è comunque fuori dal contesto di accordi politici che si è determinato nei rapporti tra la Banca centrale e il governo. L'emendamento prevede che il mandato del Governatore dovrà avere un termine e che dovrà essere indicato, dalla Banca stessa, entro quattro mesi, con una modifica del suo Statuto. Come si vede non si tratta di una norma pesante, ma che anzi si pone in linea con ciò che succede all'estero. Anche il governatore della Bce, per esempio, ha un mandato a termine di otto anni. Ma l'emendamento ha fatto scandalo.
Sono recenti infatti gli incontri tra il premier Berlusconi e il governatore Fazio. Ieri, dopo il voto favorevole delle commissioni, il governo si è precipitato a chiarire il discorso. Correggeremo tutto in aula, ha fatto sapere il senatore Luigi Grillo di Forza Italia che ha citato direttamente il premier. «Ancora una volta - ha detto Grillo - è stato il presidente Berlusconi a dire molto apprezzabilmente una parola chiara e definitiva: il governo porrà rimedio in aula, alla Camera, agli odierni incidenti di percorso».
Contro il voto favorevole all'emendamento diessino si era intanto scatenata una vera e propria pioggia di dichiarazioni in difesa del governatore Fazio. C'è chi ha detto che il tema delle regole sul potere di Bankitalia non c'entra nulla con la legge di riordino del sistema di risparmio italiano e con la giusta tutela dei risparmiatori. Anche il presidente di Condindustria, Montezemolo, ha detto che il voto di quell'emendamento è stato un errore. Soddisfazione degli esponenti dell'opposizione, ma anche senso del realismo politico. L'ex ministro delle finanze, Vincenzo Visco, si è detto convinto che i due emendamenti votati ieri saranno prontamente modificati e riaggiustati in aula alla Camera secondo il volere del governo. Sia le norme sul mandato a termine, sia quelle che spostato i poteri di controllo all'Antitrust, sempre secondo Visco, verranno cancellate in aula.
Ma il vero punto dolente, il nodo politico della faccenda riguarda il falso in bilancio. Dopo le due vittorie in commissione del centrosinistra, il governo si è preso ieri subito una grande rivincita. E' passato infatti un emendamento firmato da Ettore Romoli (Forza Italia), Renzo Patria (Forza Italia) e Luigi D'Agrò (Udc) che ammorbidisce la norma sul falso in bilancio. Mentre ora il reato veniva riconosciuto a partire da una modificazione del 2,5% del risultato economico complessivo dell'azienda, ora il tetto è stato innalzato al 5% o una variazione del patrimonio netto non superiore all'1 per cento. Sotto quella soglia non c'è punibilità. E' la dimostrazione che - nonostante la depenalizzazione del reato - la maggioranza berlusconiana continua a fare gli interessi diretti di chi potenzialmente può falsificare i dati del bilancio economico aziendale. Un atteggiamento esattamente opposto ai vari proclami sulla fiducia e sui tanti inviti agli italiani a investire in Borsa. «E' vergognoso quello che è stato fatto ieri», hanno commentato ieri sia il deputato della Margherita, Lettieri, sia il deputato dell'Ulivo, Giorgio Benvenuto. Anche Alfiero Grandi dei Ds, che ieri non ha potuto votare perché era a Bologna ai funerali del giuslavorista Giorgio Ghezzi, ha detto che quello che è successo ieri è la dimostrazione delle reali intenzioni della destra. La difesa dei risparmiatori non interessa. Interessa solo la difesa delle lobby finanziarie. «E' evidente che la Casa delle libertà - è stato il commento di Visco - non vuole reintrodurre il falso in bilancio».
Quello che ci si può aspettare dunque ora è un ulteriore peggioramento della legge sul risparmio che ha avuto già una storia travagliatissima. Se ne parla dai tempi dell'inchiesta parlamentare sugli scandali Parmalat e Cirio. Assenti ieri al voto anche i rappresentanti di Rifondazione comunista.
(il manifesto - 21 Gennaio 2005)
PAOLO ANDRUCCIOLI
La maggioranza è diventata minoranza, ieri, per poche ore alla camera. Le commissioni finanze e attività produttive hanno infatti votato sì a due emendamenti dei Ds sul disegno di legge per la tutela dei risparmiatori. I due emendamenti vincenti riguardavano il mandato a termine del governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio e lo spostamento dei poteri di controllo sugli eventuali trust bancari dalla Banca d'Italia all'autorità Antitrust. Il governo è stato spiazzato dalle votazioni che hanno coinvolto anche parlamentari della maggioranza (la Lega per esempio) o hanno fatto registrare l'astensione dei relatori e di uomini della maggioranza di governo, come il presidente Tabacci dell'Udc. In pratica le commissioni hanno accettato la proposta di modificare l'attuale schema consuetudinario di Bankitalia che prevede oggi un mandato senza scadenza per il governatore Fazio. L'emendamento varato ieri è alquanto soft, perché rimanda comunque al Governatore i tempi e i modi della decisione sul mandato, ma è comunque fuori dal contesto di accordi politici che si è determinato nei rapporti tra la Banca centrale e il governo. L'emendamento prevede che il mandato del Governatore dovrà avere un termine e che dovrà essere indicato, dalla Banca stessa, entro quattro mesi, con una modifica del suo Statuto. Come si vede non si tratta di una norma pesante, ma che anzi si pone in linea con ciò che succede all'estero. Anche il governatore della Bce, per esempio, ha un mandato a termine di otto anni. Ma l'emendamento ha fatto scandalo.
Sono recenti infatti gli incontri tra il premier Berlusconi e il governatore Fazio. Ieri, dopo il voto favorevole delle commissioni, il governo si è precipitato a chiarire il discorso. Correggeremo tutto in aula, ha fatto sapere il senatore Luigi Grillo di Forza Italia che ha citato direttamente il premier. «Ancora una volta - ha detto Grillo - è stato il presidente Berlusconi a dire molto apprezzabilmente una parola chiara e definitiva: il governo porrà rimedio in aula, alla Camera, agli odierni incidenti di percorso».
Contro il voto favorevole all'emendamento diessino si era intanto scatenata una vera e propria pioggia di dichiarazioni in difesa del governatore Fazio. C'è chi ha detto che il tema delle regole sul potere di Bankitalia non c'entra nulla con la legge di riordino del sistema di risparmio italiano e con la giusta tutela dei risparmiatori. Anche il presidente di Condindustria, Montezemolo, ha detto che il voto di quell'emendamento è stato un errore. Soddisfazione degli esponenti dell'opposizione, ma anche senso del realismo politico. L'ex ministro delle finanze, Vincenzo Visco, si è detto convinto che i due emendamenti votati ieri saranno prontamente modificati e riaggiustati in aula alla Camera secondo il volere del governo. Sia le norme sul mandato a termine, sia quelle che spostato i poteri di controllo all'Antitrust, sempre secondo Visco, verranno cancellate in aula.
Ma il vero punto dolente, il nodo politico della faccenda riguarda il falso in bilancio. Dopo le due vittorie in commissione del centrosinistra, il governo si è preso ieri subito una grande rivincita. E' passato infatti un emendamento firmato da Ettore Romoli (Forza Italia), Renzo Patria (Forza Italia) e Luigi D'Agrò (Udc) che ammorbidisce la norma sul falso in bilancio. Mentre ora il reato veniva riconosciuto a partire da una modificazione del 2,5% del risultato economico complessivo dell'azienda, ora il tetto è stato innalzato al 5% o una variazione del patrimonio netto non superiore all'1 per cento. Sotto quella soglia non c'è punibilità. E' la dimostrazione che - nonostante la depenalizzazione del reato - la maggioranza berlusconiana continua a fare gli interessi diretti di chi potenzialmente può falsificare i dati del bilancio economico aziendale. Un atteggiamento esattamente opposto ai vari proclami sulla fiducia e sui tanti inviti agli italiani a investire in Borsa. «E' vergognoso quello che è stato fatto ieri», hanno commentato ieri sia il deputato della Margherita, Lettieri, sia il deputato dell'Ulivo, Giorgio Benvenuto. Anche Alfiero Grandi dei Ds, che ieri non ha potuto votare perché era a Bologna ai funerali del giuslavorista Giorgio Ghezzi, ha detto che quello che è successo ieri è la dimostrazione delle reali intenzioni della destra. La difesa dei risparmiatori non interessa. Interessa solo la difesa delle lobby finanziarie. «E' evidente che la Casa delle libertà - è stato il commento di Visco - non vuole reintrodurre il falso in bilancio».
Quello che ci si può aspettare dunque ora è un ulteriore peggioramento della legge sul risparmio che ha avuto già una storia travagliatissima. Se ne parla dai tempi dell'inchiesta parlamentare sugli scandali Parmalat e Cirio. Assenti ieri al voto anche i rappresentanti di Rifondazione comunista.
(il manifesto - 21 Gennaio 2005)
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