martedì, novembre 30, 2004

Inizia il processo a Bankitalia: la parola alla difesa

L'azione legale contro Bankitalia per ottenere la restituzione dei proventi del signoraggio è iniziata: è coordinata dall'avvocato Tanza, vicepresidente ADUSBEF, reduce dalla storica vittoria per la restituzione dei proventi dell'anatocismo, la rapina da 60.000.000.000€ che le banche ora dovranno risarcire ai clienti. In questa prima fase della battaglia legale è stato richiesto solo un rimborso forfettario simbolico. Questa la prima risposta di Bankitalia. Gli avvocati del Comitato "Sovranità Monetaria" stanno lavorando alla replica, che sarà recapitata entro il 12/12.

GIUDICE DI PACE DI LECCE

Comparsa di costituzione e risposta con domanda

riconvenzionale

per: la Banca d’Italia, Istituto di diritto pubblico, in persona del legale rappresentante pro tempore, con sede in Roma, via Nazionale 91, rappresentata e difesa dagli avv.ti Marino Ottavio Perassi, Marco Mancini e Adriana Frisullo dell’Avvocatura della Banca d’Italia per procura in calce al presente atto, elettivamente domiciliata presso la propria Filiale di Lecce, in via R.S. Consiglio, n.5

convenuta

contro: Giovanni De Gaetanis, rappresentato e difeso dall’avv. Antonio Tanza e Antonio Pimpini

attore

* * *

  1. Con atto di citazione notificato il 19 ottobre 2004 Giovanni De Gaetanis ha convenuto in giudizio “la Banca centrale europea e, per essa, la locale articolazione individuata nella Banca Centrale d’Italia s.p.a.” chiedendo che l’intestato giudice voglia così provvedere:

“accertare incidenter tantum e dichiarare che la proprietà della moneta è della collettività nazionale europea, mentre la Banca Centrale ha unicamente il compito di provvedere alla stampa: In conseguenza di ciò, dichiarare che l’intera Massa Monetaria in circolazione è di proprietà dei componenti dell’Unione Europea, e che, per l’effetto, il Debito Pubblico non esiste, dovendosi, al contrario, ritenerlo Credito Pubblico. In conseguenza di ciò condannare l’Istituto di emissione al pagamento della somma, forfetariamente indicata, di Euro 1.100 con espressa rinuncia al sovrappiù, prudenzialmente indicata per le causali di cui in narrativa,m ovvero a quella maggiore o minore che sarà ritenuta di giustizia, nei limiti della competenza del Giudice adito. Condannare altresì il convenuto al pagamento delle spese, diritti e onorari di causa”.

L’attore assume che la Banca Centrale Europea emetterebbe denaro “in assenza di alcuna norma che la riconosca proprietaria del bene giuridico moneta” e che, una volta venuta meno la convertibilità in oro e la stessa riserva aurea, la Banca di Emissione non sarebbe più proprietaria della moneta, il cui valore sarebbe pertanto creato da una convenzione sociale. Conseguentemente, la Banca Centrale Europea si comporterebbe illecitamente, provocando danni a tutte le collettività nazionali, che illecitamente sarebbero trasformate da proprietarie in debitrici del proprio denaro. Tale danno, per il singolo cittadino, si ragguaglierebbe alla quota del debito pubblico indicata come gravante sul singolo componente della Collettività.

Col presente atto si costituisce in giudizio la Banca d’Italia chiedendo il rigetto di tutte le domande ex adverso proposte siccome, improponibili e/o inammissibili e comunque infondate, nonché spiegando domanda riconvenzionale per la condanna di controparte al risarcimento dei danni per lite temeraria ai sensi dell’art. 96 c.p.c.

  1. In limine si eccepisce l’evidente difetto di legittimazione passiva della Banca d’Italia, che con la equivoca (e comunque errata) formula di “articolazione” della BCE, sembra essere stata evocata in giudizio in forza di un asserito potere di rappresentanza dell’organismo comunitario, indimostrato e comunque inesistente.

Sotto tale profilo – e senza che ciò implichi inversione dell’onere probatorio incombente su controparte – si rammenta che la BCE, ai sensi dell’art.107 (ex 106) del Trattato CE e dell’art. 9 del protocollo sullo statuto del Sistema Europeo delle Banche Centrali e della Banca Centrale Europea (allegato al Trattato e dotato della stessa forza giuridica) ha personalità giuridica e ha “in ciascuno degli Stati membri la più ampia capacità giuridica riconosciuta alle persone giuridiche dai rispettivi ordinamenti: essa può in particolare acquisire o alienare beni mobili e immobili e stare in giudizio”. Da qui l’ulteriore previsione di cui all’art. 35.2 del protocollo, secondo cui la BCE può essere convenuta in giudizio per le controversie relative a rapporti di debito/credito, ovvero concernenti altre persone.

La BCE, rappresentata all’esterno dal Presidente o da un suo delegato (art. 13 del protocollo) ha quindi piena capacità processuale in ciascuno degli Stati membri mentre nessuna norma del Trattato attribuisce alle Banche Centrali Nazionali (di seguito BCN) un potere di rappresentanza della BCE nell’ambito degli ordinamenti nazionali.

Quindi, diversamente da quanto assume controparte, la Banca d’Italia – come le altre banche centrali nazionali – non è affatto “articolazione” della BCE in quanto l’una e l’altra sono dotate di un’autonoma personalità giuridica di diritto pubblico, di distinta rappresentanza esterna e di capacità di stare in giudizio (art. 13 del protocollo e art. 25 dello statuto della Banca d’Italia, approvato con r.d. 11 luglio 1936, n. 1067 e successive modifiche ed integrazioni) di autonomia statutaria (v. art. 14 del protocollo nonché art. 1 d. lgs. 10 marzo 1998, n. 43) e di bilancio, (v. art. 26 del protocollo e art. 8, d.lgs. n. 43/98).

E’ dunque evidente l’eccepito difetto di legittimazione passiva della Banca d’Italia in relazione alle domande attoree che controparte ha inteso rivolgere nei confronti della Banca Centrale Europea.

3. In subordine si eccepiscono l’assoluta carenza di azione, di interesse ad agire (art. 100 c.p.c.) e di legittimazione attiva in capo a parte attrice in relazione alle domande di accertamento e condanna fatte valere nel presente giudizio, in quanto la contestazione del vigente sistema di emissione (che si assume illegittimo e fonte dell’obbligo di risarcimento di asseriti danni) per accreditare giudizialmente teorie di carattere metagiuridico (tale è il contenuto sostanziale delle domande proposte da controparte) non dà luogo al diritto all’azione in sede giudiziaria civile.

Infatti a fronte di una pubblica potestà, qual è l’emissione della moneta, minutamente regolamentata oggi da norme di rango sopranazionale (il Trattato e l’allegato protocollo già citato) in modo uniforme in tutti gli Stati dell’area EURO, difetta in modo assoluto ogni potere giurisdizionale, in quanto le collettività nazionali e/o i loro componenti non sono titolari di alcuna posizione giuridica (sia essa di diritto o di interesse) che possa farsi valere davanti a qualsivoglia organo giudicante, e a maggior ragione in sede contenziosa civile.

D’altro canto controparte, se da un lato deduce l’asserita inesistenza di una norma che riconosca la BCE “proprietaria del bene giuridico moneta”, dall’altro non indica quale norma attribuirebbe alle collettività nazionali e ai loro singoli componenti il presunto diritto di proprietà della moneta all’atto dell’emissione; talché non è dato comprendere quale sia il fondamento giuridico dell’azione coltivata ex adverso.

In realtà una sorta di diritto collettivo di proprietà della moneta non trova riscontro in alcuna norma dell’ordinamento e, conseguentemente, nessuna posizione sostanziale giuridicamente rilevante, suscettibile di tutela in sede contenziosa, possono vantare le collettività nazionali e i loro singoli componenti.

Comunque, anche ove, per assurdo, fosse proponibile una sorta di rei vindicatio della proprietà della moneta da parte della collettività (non ammessa nel nostro ordinamento come in quello comunitario), la legittimazione a promuoverla non competerebbe mai all’attore, in mancanza di una norma che gli attribuisca un’azione popolare.

Difettano poi in radice – come in ulteriore subordine si eccepisce – i requisiti dell’azione di danno (art. 2043 cod. civ.) – all’evidenza strumentalmente coltivata – in quanto l’attore non ha indicato quali norme “la BCE e per essa la Banca d’Italia” avrebbe violato procurandogli un danno ingiusto. Né – com’è evidente – alcun danno risarcibile può derivare dalla semplice contestazione del vigente sistema di emissione che peraltro riconosce alle banche centrali (BCE e BCN) i proventi derivanti dall’emissione della moneta con le modalità minutamente disciplinate dalle fonti comunitarie.

4) A tal proposito – e senza accettazione del contraddittorio sulle domande proposte dall’attore – è utile richiamare brevemente le norme comunitarie che disciplinano l’emissione delle banconote.

Ai sensi dell’art. 106 (ex 105A) del Trattato l’emissione di banconote compete alla BCE e alle banche centrali nazionali su autorizzazione m’esclusiva della BCE. Le banconote così emesse sono le uniche ad avere corso legale all’interno della Comunità (v. anche art. 16 del protocollo).

Il reddito (signoraggio) generato dall’emissione di banconote viene ricompresso nel calcolo del reddito monetario (ottenuto dalle banche centrali mediante l’esercizio delle funzioni di politica monetaria); l’importo del reddito monetario di ciascuna BCN è pari al reddito annuo degli attivi detenuti in contropartita delle banconote in circolazione e dei depositi degli enti creditizi, decurtato dagli interessi pagati sulle riserve obbligatorie (art. 32 del protocollo). Tale reddito viene accentrato e poi ridistribuito alle singole Banche centrali sulla base delle rispettive quote di partecipazione alla BCE.

Le norme primarie appena citate sono state poi attuate con Decisioni del Consiglio Direttivo della BCE, relative all’emissione delle banconote (Dec. 6 dicembre 2001-ECB/2001/15 – come da ultimo modificata dalla Dec. 22 aprile 2004-ECB/2004/9 – in Gazzetta Uff. Com. Europee, GUCE, L 205 del 9.6.2004, p. 17) ed alla distribuzione del reddito monetario fra le Banche Centrali negli stati che hanno adottato l’Euro (Dec. 6 dicembre 2001 – ECB/2001/16 – in GUCE, L 237 del 20 dicembre 2001, p.55).

Pertanto incorre in errore controparte quando assume che nessuna norma attribuisce la proprietà della moneta alla BCE e che questa, pertanto, illegittimamente – a suo dire – emetterebbe denaro “prestandolo, recte addebitandolo alla collettività comunitaria”. Le disposizioni appena richiamate individuano chiaramente nella BCE e nelle banche centrali – che su sua autorizzazione emettono le banconote – i proprietari della moneta cartacea che, contrariamente a quanto si assume ex adverso, non costituisce un debito della collettività bensì un debito degli istituti di emissione (BCE e BCN), iscritto come tale al passivo dei rispettivi bilanci (secondo le quote stabilite dal Consiglio Direttivo della BCE con i menzionati provvedimenti) in contropartita delle voci dell’attivo.

5) Rimane soltanto da soggiungere che iniziative intese ad accreditare teorie sulla proprietà collettiva della moneta ricorrendo all’azione giudiziaria civile sono state già prima d’ora coltivate, con riguardo al previdente sistema di emissione, che attribuiva al Ministero del Tesoro il compito di autorizzare l’emissione di banconote da parte della Banca d’Italia, definendone i tagli e le quantità da immettere nel sistema. In tutti i casi i Giudici aditi hanno respinto, con sentenze passate in giudicato, le azioni di accertamento e/o condanna aventi ad oggetto una sorta di rei vindicatio della proprietà della moneta, condannando spesso gli attori al risarcimento danno per lie temeraria (Tribunale di Torino, 17 marzo 1999, n. 1699; Tribunale di Roma, 19 giugno 2001, n. 23690; Tribunale di Roma, n. 5.2.2001, n. 4408; Corte d’Appello di Roma, 18.6.2001, n.2185, che conferma Tribunale di Roma 17 febbraio 1997, n. 3351; Tribunale di Roma, n. 40285/02).

La temerarietà delle domande proposte nel presente giudizio è di tutta evidenza e pertanto la Banca d’Italia propone, in via riconvenzionale, domanda di condanna della controparte al risarcimento dei danni ai sensi dell’art. 96 c.p.c., da liquidarsi in misura non inferiore ad Euro 3.000 (commisurata all’importo da ultimo liquidato dal Tribunale di Roma con sentenza n. 40285/02). Conseguentemente il presente giudizio dovrà essere rimesso al Tribunale ai sensi dell’art. 36 c.p.c. in quanto, in conseguenza della spiegata domanda riconvenzionale, restano superati i limiti della competenza per valore del Giudice di pace.

Tutto ciò premesso, la Banca d’Italia, come sopra rappresentata e difesa, col presente atto si costituisce in giudizio chiedendo che siano accolte le seguenti

conclusioni

- in via preliminare rimettere la causa al Tribunale di Lecce ai sensi dell’art. 36 c.p.c. in conseguenza della domanda riconvenzionale di risarcimento danni proposta, ai sensi dell’art. 96 c.p.c., dalla concludente;

- - in ogni caso, respingere le domande attoree, per i motivi tutti indicati in narrativa, dichiarando il difetto di legittimazione passiva della Banca d’Italia e, in via gradata, l’improponibilità e/o inammissibilità e comunque l’infondatezza delle domande medesime;

- - in accoglimento della domanda riconvenzionale proposta dalla concludente, condannare l’attore al risarcimento dei danni ai sensi dell’art. 96 c.p.c., da liquidarsi in via equitativa in misura non inferiore a Euro 3.000;

- condannare infine la controparte alla refusione delle spese e competenze del giudizio.

- Si deposita:

- Sentenza del Tribunale di Torino 17 marzo 1999, n. 1699

- Sentenza del Tribunale di Roma 19 giugno 2001, n. 23690

- Sentenza del Tribunale di Roma, n. 5.2.2001, n. 4408

- Sentenza Corte d’Appello di Roma, 18.6.2001, n. 2185

- Sentenza Tribunale di Roma, 17 febbraio 1997, n. 3351

- Sentenza del Tribunale di Roma, n. 40285/02.

Con ogni più ampia salvezza di richieste, anche istruttorie.

DICHIARAZIONE AI SENSI DELLA L. 23.12.1999, n.488

Si dichiara che il valore della domanda riconvenzionale proposta col presente atto è di Euro 3.000 e pertanto il contributo unificato ammonta a Euro 62.

Roma-Lecce, 23.11.2004

avv. Marino Ottavio Perassi avv. Marco Mancini

avv. Adriana Frisullo

PROCURA

In virtù dei poteri conferitimi dallo statuto della Banca d’Italia, approvato con r.d. 11.6.1936, n. 1097, e successive modificazioni, delego gli avv.ti Marino Ottavio Perassi, Marco Mancini e Adriana Frisullo dell’Avvocatura della Banca d’Italia a rappresentare e difendere, anche disgiuntamente, la Banca d’Italia, in ogni stato, fase e grado del giudizio di cui all’atto sopra esteso, ivi comprese l’eventuale riassunzione, conferendo loro ogni potere come per legge nonché quello di chiamare in causa terzi. Eleggo domicilio presso la Filiale di Lecce della Banca d’Italia, in Lecce, via R.S. Consiglio, n.5.

Roma, lì 23/11/04

IL DIRETTORE GENERALE DELLA BANCA D’ITALIA

VINCENZO DESARIO

Vera la firma

Avv. Adriana Frisullo



sebastiano scrofina
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lunedì, novembre 22, 2004

Enciclopedie mafiose

Nella monumentale Enciclopedia Treccani del 1942 la voce "signoraggio" era stata addirittura cancellata. Apprezziamo la decenza: quella che è mancata nell'enciclopedia di "Repubblica" (Volume N°18) che ha preferito la menzogna all'omertà. Questione di stile.

"SIGNORAGGIO" = "Insieme delle risorse ottenute da chi emette moneta, in virtù del proprio potere di emissione. In un regime monetario metallico quale quello vigente in Occidente fino all'inizio del sec. XX, il S. deriva storicamente dall'inclusione dei costi di coniazione nelle ragioni di scambio tra metallo coniato e metallo non coniato: tale ragione di scambio è magiore dell'unità - il metallo coniato comanda cioè un S. - in quanto chi emettte moneta deve recuperare i costi di coniazione. Con il graduale rafforzarsi dell'autorità centrale dello stato si instaura il monopolio statuale della coniazione e si attribuisce alla moneta legalmente certificata potere liberatorio nei confronti dei rapporti di debito, in primis del debito fiscale; il S. viene così ad includere anche un vero e proprio profitto di monopolio. Il passaggio al corso forzoso della moneta durante questo secolo implica che la carta moneta non rappresenta più una passività redimibile in risorse reali nei confronti dello stato: quest'ultimo può cioè acquisire risorse reali emettendo un debito irredimibile ( la moneta ) a fronte del quale non contrae alcuna obbligazione di pagamento per interessi. Il S. si configura come una vera e propria fonte di entrate che lo stato trae dall'emissione di moneta [falso]. Nell'uso corrente la nozione di S. viene talvolta estesa a comprendere l'insieme delle risorse che lo stato trae dal suo potere di creare l'inflazione espandendo l'offerta di moneta, indipendentemente dallo strumento finanziario con cui esse vengono esatte" (a firma Alessandra Chirco).

venerdì, novembre 19, 2004

Operazione “Babbo Natale": perché Pisanu sbaglia

Un articolo di Marco Saba, membro dell'Osservatorio Internazionale sulla Criminalità Organizzata di Ginevra

I fatti accaduti a Roma, dove un gruppo di ragazzi ha vuotato dei negozi regalando la merce ai passanti precari, hanno irritato talmente il ministro Pisanu che ora promette arresti “in flagranza”. In effetti Luca Casarini non ha spiegato al meglio il gesto dei disobbedienti: essi hanno impedito il reato di riciclaggio di denaro frutto di una truffa colossale. Dice bene il Procuratore Gherardo Colombo quando afferma che al di sopra del diritto c’è la giustizia, di cui il diritto è una parte. Ma in questo caso, per fare giustizia è sufficiente il diritto. Non esiste – ripeto, non esiste – né in Europa né negli Stati Uniti una legge che definisca di chi è la moneta all’atto dell’emissione. Ora le banche centrali emettono le banconote “prestandole”, ricevendo indietro tutto il signoraggio sulle banconote più gli interessi. Ma la legge NON dice che le banconote sono proprietà di Antonio Fazio, dice che solo lui è autorizzato a stamparle. Quando “Antonio il Lesto” spende le NOSTRE banconote (garantite solo dalla stolida fiducia che vi riponiamo), ESPROPRIA la comunità di tutto il valore corrispondente PIU’ gli interessi. E distribuisce agli amici degli amici il maltolto. La Banca Centrale Europea deruba la comunità europea di 2 miliardi di euro al giorno, ma non è finita. Per garantirsi il silenzio di tutte le altre banche che compongono il sistema bancario, la BCE concede loro la riserva frazionaria. Cioè a dire: per ogni 100 euro realmente in cassa, le banche periferiche possono inventarsi 5.000 euro virtuali e prestarli o spenderli in giro. La riserva frazionaria, che in criminologia si chiama “Schema Ponzi”, è attualmente al 2%. Allo Stato rimane, grazie alla complicità del Ministero del Tesoro – di cui, udite udite, proprio Pisanu fu sottosegretario al tempo dell’omicidio Calvi – solamente il signoraggio sulle monetine metalliche. In sostanza, lo 0,04% del totale del signoraggio. Lo Stato, per provvedere a pagare i magistrati, deve per forza riciclare il frutto della truffa della Banca Centrale. Per capire come la stessa falsifichi i bilanci durante l’operazione, occorre leggere un libello del procuratore Bruno Tarquini: “La Banca, La Moneta, L’Usura”, ed. Controcorrente, 2002. Non si preoccupi il magistrato, tanto l’obbligatorietà dell’azione penale è diventata un optional. Tuttavia, quando non è il diritto ad essere applicato per fare giustizia, ci pensa il popolo a modo suo. E questa volta Piazzale Loreto non sarà sufficiente: occorrerà allargarlo.

Marco Saba

giovedì, novembre 18, 2004

Campagna "Fazio a casa": una lettera di Vittorio Soldaini

"Non posso non convenire che occorre fare consapevole opera di cultura di sovranità popolare della moneta, per contrastare il controllo sociale esplicito e quello più insidioso perché ignorato, indotto dalla fenomenologia sociale che modifica, interferisce, inibisce, mutila, altera, snatura, mortifica, assoggetta, comportamenti che vengono letti e vissuti come scelte di volta in volta decadenti, piccolo borghesi, radical-chic, antagoniste, rivoluzionarie d’avanguardia pensante, intellettuali, operaia, proletarie, conflittuali, rivoluzionarie, libertarie, pacifiste, non violente, no-global ecc., che purtroppo mieteranno illusioni e vittime lasciando indisturbati i centri decisionali che dispongono dei decisori designati dal copione ad intrattenere il popolo fra un'elezione e l'altra. Si scrivono tante belle ed intelligenti pagine, ricche di analisi, impianti socio-politici di grande respiro, si commetterebbe grande ingiustizia umana e sociale non ammetterlo, pur tuttavia uno dei meccanismi che determina gli accadimenti sulla base di un disegno che ha superato ogni assetto politico ed ogni regime, grazie al fatto che è ignoto e per questo potente, potentissimo, scaricando ogni responsabilità alla classe politica in carica. Intanto, le generazioni continuano a vedere il “film” ogni volta in prima visione, affidandosi ai critici di turno che sono o ignari o collusi.
Mi permetto segnalare una riflessione relativamente ad una scadenza che penso possa meritare attenzione per favorire, in qualche modo, la conoscenza di una delle strutture cardine dell’establishment.


Fino al 31/12/2010, la Banca d'Italia eserciterà il servizio di tesoreria per conto dello Stato; l'affidamento del servizio s'intende tacitamente rinnovato di venti anni in venti anni, salva disdetta di una delle parti da notificarsi all'altra parte almeno cinque anni prima della data di scadenza. Così risulta dal R.D. n. 204 del 28/04/1910 e nel caso specifico in seguito a modifiche dell'art.40 che recita come sopra riportato.
L'anno prossimo, 2005, scade il termine per dare regolare disdetta, altrimenti ed automaticamente, per altri venti anni la Banca d'Italia eserciterà l'esercizio di tesoreria per conto dello Stato.
Mi sono sempre chiesto:
è mai stata esperita verifica della sussistenza del sinallagma nei rapporti che lo Stato intrattiene con la Banca d'Italia, "servizio di tesoreria" incluso?
La moneta viene stampata senza costi, carta, inchiostro, spese generali, consulenze, luce, riscaldamento, stipendi, emolumenti, utenze, costi vari, ecc., tutto viene infatti pagato con la moneta che la banca centrale fa stampare, ovvero che "emette", al puro “costo” tipografico. L'oro è di "loro", gli azionisti, e c'entra nulla con la moneta fin dal 15 agosto 1971 quando gli USA unilateralmente non si conformarono più al dettato degli accordi di Bretton Woods. Ogni e qualsiasi connotazione sinallagmatica nei rapporti passati e presenti, con la Banca d'Italia, il cui capitale sociale è al 100% in mano privata (cfr. "il Sole - 24 Ore" n. 45 di sabato 16 febbraio 2002 - pag. 7 ) e che "presta" allo Stato addebitandogli il totale del valore facciale della moneta emessa ed inoltre "riceve" lo stesso ammontare in titoli di Stato Siamo al 200% dell'addebito e per tutta la durata della circolazione del quantum stampato, l'Istituto di emissione percepisce pure gli interessi nella percentuale che l'istituzione stessa fissa autonomamente.
Per ora non sono molti quelli che si pongono certe riflessioni, addirittura credono che lo Stato sia proprietario della Banca d'Italia S.p.A mentre è al cento per cento posseduta da banche società per azioni . L’on. Nerio Nesi, ex Presidente della Banca Nazionale del Lavoro, durante i lavori della seduta della Commissione Parlamentare che si occupa del credito e del risparmio (radiotrasmissione a cura di Radio Radicale del giovedì 4 Nov. 2004 h. 16), si chiede cosa potrebbe accadere se un azionista della Banca d’Italia, durante la “messa cantata, espressione gergale per indicare l’approvazione annuale del bilancio della Banca Centrale, il 31 maggio di ogni anno, alla domanda del Governatore, rivolta ai “partecipanti al capitale” (vulgo: azionisti): “Approvate il Bilancio?” rispondesse negativamente? Nesi inoltre rimarcava che a suo avviso tale eventualità sia connaturata alla composizione al cento per cento privata della B. d’I. Inoltre osservava che Crédit Agricole, banca francese, è azionista di Banca Intesa, a sua volta azionista della Banca d’Italia, ma cosa c’è da meravigliarsi?. Nerio Nesi non si occupa delle modalità amministrative intercorrenti fra la B.d’I. e lo Stato italiano, cosa non secondaria, perché solo interessato a chi gestisce il potere, non già a come e perché lo si gestisce indebitando lo Stato ogniqualvolta questi chieda moneta che mai ha pensato di stampare esso stesso. Nesi rispondendo pubblicamente a Bertinoro (Forlì) 1998, ad un quesito sulla Banca d’Italia, ebbe a rispondere che tutte le banche centrali sono fatte così….come dire che una malattia cessa di essere tale se l’hanno tutti… Vorrei che potessimo fare informazione in ordine alla perenza del termine per notificare disdetta del servizio di tesoreria per riformulare le condizioni del servizio di tesoreria per conto dello Stato incardinandolo sulla piena sinallamaticità del rapporto fra lo Stato e la banca centrale, così si potrebbe aprire la strada che porta alla sovranità popolare della moneta.

Il Comune di Forlì, nella delibera che affidava a terzi la gestione del canile municipale, affermava soddisfatta la doverosa sussistenza della mutua circolarità di diritti di doveri che riguardavano le parti. Pongo il seguente quesito: se un Comune s'impegna a verificare la sinallagmaticità nell'affidamento della gestione di un canile a terzi, si può, legittimamente, chiedere di non procedere ad automatico rinnovo del "servizio di tesoreria per conto dello Stato" e preliminarmente sottoporre a verifica l'impianto dei rapporti fra lo Stato Italiano e la Banca d’Italia, alla luce del concetto di sinallagma? Inoltre perché non affidare alle Poste Italiane S.p.A tale servizio che fra l’altro svolgerebbe senza l’onere da parte dello Stato di dovere assicurare Carabinieri di guardia alle filiali e succursali della Banca d’Italia S.p.A.? I deputati ed i Senatori ne sanno qualcosa?


Vittorio Soldaini
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sabato, novembre 13, 2004

Il signoraggio finisce in prima pagina

Come alcuni di voi sapranno il mio articolo "Bankitalia ha le ore contate ?" è finito - modificato e non firmato - in prima pagina sul quotidiano "Rinascita" di giovedì 4/11/04 (versione web).
Purtroppo non sono stato contattato nè prima, nè durante nè dopo la pubblicazione. Peccato, avrei evitato che scrivessero inesattezze come "il potere di battere moneta e riscuotere il reddito da signoraggio, è rinnovato ogni 5 anni, e ora siamo vicinissimi alla scadenza del rinnovo per il quinquennio 2010-2015". Errore: è rinnovato ogni 20 anni ma bisogna dare almeno 5 anni di preavviso prima di un'eventuale interruzione del rapporto. Insomma, non solo hanno violato il copyleft facendo un copia-taglia-incolla probabilmente illegale ma l'hanno fatto anche male. Non ho nessun problema politico con "Rinascita", la lotta per la sovranità monetaria e la redistribuzione del signoraggio - come la lotta alla mafia - non è nè di destra nè di sinistra. Al contrario, solo uniti vinceremo questa battaglia storica. Per questo motivo ho deciso di non sporgere denunzia, ma anzi ringrazio i giornalisti che hanno avuto il coraggio di pubblicare ciò che gli altri censurano sistematicamente. E il fatto che il "caso signoraggio" finisca addirittura in prima pagina è l'ennesima conferma che stiamo vincendo. Anzi, abbiamo già vinto.

sebastiano scrofina
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lunedì, novembre 08, 2004

Storica vittoria di ADUSBEF contro una delle rapine dei banchieri: restituiranno 30 MLD

La guerra ai signori del denaro è iniziata, e oggi abbiamo vinto la prima battaglia, quella dell'anatocismo. In pratica questa rapina funzionava così: quando il conto del correntista era in nero gli interessi venivano calcolati annualmente, quando era in rosso il calcolo era trimestrale. Ora la Cassazione ha chiuso definitivamente la questione imponendo alle banche di restituire i circa 30 miliardi di euro di maltolto (qui trovi il modulo per chiedere il risarcimento). Il caso preso in esame era quello di un imprenditore che per 13 anni ha avuto un prestito di 800 milioni di vecchie lire con una banca. Una volta rifatti i conti, senza l'anatocismo, si è scoperto che è la banca a dovergli rimborsargli un miliardo di vecchie lire. L'aspetto più interessante della vicenda però è un altro: questa sentenza ha in pratica un valore retroattivo poichè rende nulle le clausole che i banchieri avevano imposto ai clienti. Di fronte a un precedente come questo la lotta per la restituzione dei proventi del signoraggio rubati negli anni ai cittadini italiani è tutta in discesa. Lo storico risultato è stato raggiunto grazie all'azione dell'ADUSBEF (Associazione per la Difesa degli Utenti dei Servizi Bancari, Finanziari e Assicurativi), la stessa associazione promotrice del “Comitato Consumatori per la Sovranità Monetaria”. Insomma, dopo l'anatocismo toccherà al signoraggio.

Banchieri, inizate a tremare.

sebastiano scrofina
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sabato, novembre 06, 2004

Beppe Grillo e il signoraggio

Sono ormai quasi 10 anni che è a conoscenza della truffa del signoraggio: già nel lontano '97 partecipava ad una tavola rotonda per la proprietà popolare della moneta organizzata dal professor Giacinto Auriti.

Ieri - durante un colloquio avuto con lui - l'ennesima conferma che Beppe Grillo non ha dimenticato la questione, al contrario è uno dei pochi in Italia a non avere paura di spiegare alla gente che Bankitalia è "una SpA privata". Abbiamo fatto una chiacchierata su quello che egli stesso definisce - molto benevolmente - "un pizzo" e l'ho messo al corrente che oggi finalmente dopo decenni di silenzio si è creata una rete di associazioni di consumatori, siti internet, gruppi politici e ricercatori indipendenti che ha la ferma intenzione di far esplodere il caso a livello nazionale nei prossimi mesi.

L'impressione è che sia "dei nostri" anche se è comprensibile come una questione che, sette anni fa, era dominio esclusivo di pochi intellettuali politicamente lontani da Grillo non sia potuta diventare - in quel momento - uno dei suoi cavalli di battaglia. Ora le cose sono cambiate.

Al termine della chiacchierata gli ho consegnato l'articolo "Fazio a casa e Bankitalia in bancarotta: è possibile" apparso in prima pagina sul quotidiano "Rinascita" il 4/11 e il volantino "Central Banksters":

"E chi sono questi ?"
"I bravi ragazzi: Alan, Jean-Claude e Antonio"
"Ah ah ah, giusto"

Pacca sulla spalla, ci lasciamo con una risata.
Che li seppellirà.

sebastiano scrofina
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venerdì, novembre 05, 2004

Central Banksters



sebastiano scrofina
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giovedì, novembre 04, 2004

Il singoraggio su Raiuno

Il primo a parlarne in TV era stato Piero Badaloni, che in un servizio del TG1 (24/6/04 13:34) ne dava la definizione accademica, quell'insulsa litania dei manuali di economia formulata in modo tale da impedire a studenti ed economisti di comprendere l'essenza concettuale dell'inganno. Poi ieri sera a "Porta a porta" alle 22:07 Giulio Tremonti (sul quale tornerò in un prossimo post), in un discorso sull'economia americana, cita la - en passant - la truffa del "signoraggio" davanti a milioni di italiani. Nessuno degli eminenti politici presenti chiede spiegazioni: come al solito fanno finta di non sapere. Quel che conta è che abbiamo l'ennesima conferma: il caso, finalmente, sta per esplodere. Tenetevi forte.

sebastiano scrofina
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mercoledì, novembre 03, 2004

Il libro nero della finanza internazionale

L'amico Marco Saba mi informa che è appena uscito il libro "Soldi: il libro nero della finanza internazionale", traduzione italiana del bestseller francese "Révélation$".

"Megatruffe, strani suicidi, fallimenti bancari che diventano segreti di Stato. La piovra finanziaria internazionale aveva previsto tutto tranne l'uscita di questo libro. Dall'Ambrosiano alla BCCI, da Calvi agli ostaggi di Teheran passando per i conti non pubblicati di alcune multinazionali. Tutto quello che vi siete sempre domandati sul mondo della finanza e che, finora, nessuno aveva osato rivelare. Un uomo dell’ambiente, un dirigente che conosce alla perfezione gli usi e i costumi del Villaggio finanziario racconta, dall’interno, la storia segreta di una associazione di banche. Nata nel 1971, è diventata in meno di trent’anni un vero mostro finanziario. Il nostro uomo è stato il numero tre di questa compagnia incaricata di trasferire fondi e titoli per tutto il pianeta. Dal Lussemburgo, i computer di questa società trattano triliardi di dollari e di Euro (aggiungere 12 zero dopo l’unità) nei cinque continenti. L’inchiesta di Denis Robert conduce là dove nessuno era mai potuto penetrare: nel retrobottega della finanza internazionale. Seguendo i passi di Ernest Backes, l’insider (il testimone dall’interno), vengono scoperte, con stupore, attività inconfessabili: dissimulazione di conti intestati alle istituzioni più rispettabili, complicità con le banche mafiose, ramificazioni innumerevoli con casi giudiziari esistenti in Italia e ovunque, circuiti di riciclaggio di narcodollari e pagamento di riscatti. Non una sola pagina senza rivelazioni. Nella terra di nessuno del denaro virtuale esiste un punto cieco, un centro nevralgico dove milioni di transazioni sono registrate e archiviate. Era un segreto gelosamente custodito. Il sistema aveva previsto tutto. Eccetto questo libro."
[da Nuovi Mondi Shop]

Leggi il capitolo 6 del libro "La nuova storia del fallimento della BCCI vista attraverso i microfilm".

lunedì, novembre 01, 2004

Scoop: Bankitalia ha le ore contate ?

Signoraggio: una truffa colossale nata e cresciuta grazie ad una giungla di ignoranza sistematica, censura accademica, disinformazione professionale, vuoti legislativi e cervelli sottovuoto. un signore coi giorni contati: 424 a partire da oggiDal 1694 fino alla pseudo costituzione europea passando per il Trattato di Maastricht tutto sembra regolato, in ordine, e la truffa continua. Ancora per poco se sulla Rete continueranno a circolare informazioni - pericolosissime per l'establishment - sul meccanismo di emissione della moneta. Nei giorni scorsi ha iniziato a girare con insistenza la voce che Bankitalia avrebbe le ore contate. Possibile ? Approfondiamo e scopriamo che il potere di emettere moneta e riscuotere il signoraggio (in termini tecnici “servizio di tesoreria provinciale dello Stato”), in mano alla Banca d'Italia dal 1894, è affidato alla SpA di via Nazionale solo fino al 31 dicembre 2010. Sgrano gli occhi: sogno o son desto ? La legge 104 del 28 marzo 1991 conferma, è proprio così. Il conferimento della gestione del servizio, cioè il potere di battere moneta e riscuotere il reddito da signoraggio, è tacitamente rinnovato ogni 20 anni e un'eventuale interruzione deve essere comunicata almeno 5 anni prima della scadenza di un ventennio. L'ultimo ventennio è iniziato il 31 dicembre 1990 e terminerà il 31 dicembre 2010. Questo vuol dire che abbiamo 14 mesi per far scoppiare il caso: se non ci muoveremo in tempo Bankitalia lucrerà sul signoraggio dell'Euro per altri 25 anni fino al 2030 ! Proposta concreta: chiediamo che a Francoforte, nella poltrona BCE riservata all'Italia, si sieda non più Bankitalia SpA ma Banca Etica, con l'accordo che i proventi del signoraggio vengano distribuiti ai cittadini.

Abbiamo la possibilità di mandare a casa Fazio. E' venuto il momento di farsi sentire: siamo ormai migliaia in Italia ad essere consapevoli della questione, me lo confermano ogni giorno le telefonate e le mail che ricevo. Sull'onda di questo net-movimento è nato un comitato di associazioni di consumatori guidato dall'ADUSBEF che coordinerà un'azione legale contro Bankitalia SpA per ottenere il risarcimento dei proventi da signoraggio indebitamente appropriati. Sta addirittura nascendo un partito che ha come punto fondamentale del programma la distribuzione ai cittadini del signoraggio di cui si appropriano oggi i soci privati di Banca d'Italia SpA. Sarà in lizza alle prossime elezioni.

Non permetteremo che il Parlamento rinnovi a Bankitalia SpA il diritto di lucrare sull'emissione monetaria senza una pubblica discussione sul tema, senza una gara pubblica d'appalto - fin'ora rinnovato "tacitamente” (!), senza la possibilità di presentare un concorrente che si proponga di svolgere il medesimo servizio senza però rubare il reddito da signoraggio alla popolazione italiana: a questo proposito la legge fa preciso accenno alle Poste e a banche private (per esempio Banca Etica), ma nulla esclude che possa nascere un istituto creato ad hoc dai cittadini. Chiediamo che i proventi del signoraggio vengano restituiti al legittimo proprietario: noi. Il passaggio del 2005 è storico, un'occasione unica per portare all'attenzione di tutti gli italiani la truffa del signoraggio. Non ce la lasceremo sfuggire. Per tutti questi motivi sta nascendo un nuovo sito che svolgerà la funzione di coordinare coloro che si occupano della questione monetaria in Italia ed informare in modo semplice e chiaro sulla truffa chi ancora non ne sa nulla. Mettiamoci subito a lavoro: lasciate un commento (anche anonimo) a quest'articolo e facciamo nascere il ciclone che travolgerà via Nazionale. Serve un sostegno di legali per approfondire gli aspetti tecnici della questione e i rapporti della Legge 104 28/3/91 con il Trattato di Maastricht. Restate sintonizzati su questo blog, troverete tutti gli aggiornamenti: andremo fino in fondo e ne vedremo delle belle. Che sia la fine del Ventennio Fazista ?

"C'è una cosa più forte di tutti gli eserciti del mondo, ed è un'idea il cui tempo sia giunto" (Victor Hugo)

Bankitalia, au (non) revoir.

sebastiano scrofina
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