Tsunami: come salvare i terremotati senza spendere un euro
I danni sono riassunti da cifre a nove zeri (di euro) e difficilmente i nostri piccoli contributi potranno far qualcosa di più che regalarci - per l'inizio del nuovo anno - una coscienza pulita a buon mercato. C'è bisogno di uno sforzo epico per salvare 5 milioni di sopravvissuti che rischiano di morire di fame [1]. Continuo a pensare, una soluzione ci dovrà pur essere.
Voglio sapere cosa dicono gli economisti. Sono loro i tecnici delle cifre, staranno sicuramente lavorando a risolvere il dramma dei superstiti e dei senzatetto con l'autorevolezza scientifica di chi sa rendersi conto degli ordini di grandezza in gioco. L'esperto della J. P. Morgan mi rassicura: lo tsunami (più di 130.000 morti) ha fatto molti meno danni della SARS (775 morti) [2]. Quello dell'Institute for International Economics mi spiega che in realtà trattasi non di disastro ma di manna (dal mare): servirà a riavviare l'economia dei paesi colpiti, e in fin dei conti questa tragedia umana sarà stata un ottimo affare [3].
Senza parole. Devo fare da me. Spengo il PC e accendo il cervello. Mi ricordo allora di quel lungo articolo-denuncia [4] di Alessandro Penati apparso su Repubblica, e ripreso dall'ADUSBEF in una dichiarazione del presidente Lannutti [5]. Il fatto è questo: la Banca d'Italia è rimasta praticamente l'ultima banca centrale al mondo a tenere nei suoi forzieri enormi quantità di oro, proprio come si faceva secoli fa. In pratica ora solo a via Nazionale c'è circa un decimo di tutte le riserve auree del globo. E i lingotti giacciono lì, indisturbati. Ovviamente non servono più a nulla. Di qui la denuncia di "Repubblica" ed ADUSBEF: è una follia continuare a tenere tanta ricchezza senza renderla utile in alcun modo, anche perchè vale circa 26 miliardi di euro.
Leggo che in Asia ci sarà bisogno - per la ricostruzione - di "billions of dollars" [6]. Quindi basterebbe vendere una parte dell'oro conservato da Bankitalia per finanziare interamente la rinascita di luoghi che quasi tutti dimenticheremo dopo aver donato lo stretto necessario per gli aiuti di primissima necessità.
Un ultimo dettaglio: quell'oro non è di Bankitalia ma di noi cittadini. Infatti è stato accumulato perchè l'Italia, per tanti anni, ha consumato meno di quello che ha prodotto: una specie di debito pubblico al contrario. Mi chiedo: perchè non dare mandato urgente al nostro servitore Antonio Fazio di donare i lingotti alle famiglie disastrate del sud-est asiatico ? Scriveremmo una pagina di storia, ed entreremmo nei cuori di tutti i cittadini del mondo per gli anni a venire. Nel momento in cui gli americani fanno i tirchi [7] potremmo dirci orgogliosi di essere "Italiani".
sebastiano scròfina
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[1] http://tinyurl.com/5xbp8
[2] http://news.bbc.co.uk/1/hi/business/4134289.stm
[3] http://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=4250603
[4] http://tinyurl.com/4aawp
[5] http://it.biz.yahoo.com/041224/2/321g0.html
[6] http://tinyurl.com/5l3aa
[7] http://www.centomovimenti.com/2004/dicembre/28_powell.htm

"Le riserve auree italiane, pari a 79 milioni di once, dalle quali si potrebbero ricavare agli attuali prezzi di mercato ben 26 miliardi di euro, equivalenti al 30% di tutte le privatizzazioni fatte, non sono della Banca d'Italia, ma dei cittadini, che le hanno risparmiate consumando meno di quanto sia stato prodotto". Nel 1987 - prosegue Lannutti - "il Canada ha iniziato a vendere riserve per 20 milioni di once, seguita da Australia, Austria, Belgio, Olanda, Portogallo e Regno Unito, con 75 milioni, dalla Svizzera, nel 2002 con 39 milioni. Non si capisce come mai la Banca d'Italia, terzo Paese al mondo per riserve dopo Stati Uniti e Germania, si ostini a conservare nei suoi forzieri 79 milioni di once, contribuendo a sostenere il prezzo dell'oro".
"E' un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perchè se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina" (Henry Ford)
"Assurdo dire che il nostro paese può emettere $30,000,000 in titoli ma non $30,000,000 in moneta. Entrambe sono promesse di pagamento; ma una promessa ingrassa l'usuraio, l'altra invece aiuta la collettività"

appartiene a banche italiane e, in misura minore, a compagnie d’assicurazione. E sorprendentemente l’elenco dei suoi azionisti è riservato. Per fortuna ci ha pensato un dossier di Ricerche & Studi di Mediobanca, diretta da Fulvio Coltorti, a scoprire quasi tutti i proprietari della Banca d’Italia. Spulciando i bilanci di banche, assicurazioni eccetera, ha annotato le quote che segnalavano una partecipazione nel capitale della Banca d’Italia. Così il ricercatore è riuscito a ricostruire gran parte dell’azionariato della nostra massima istituzione finanziaria. Come si può notare, tre banche da sole "controllano" la Banca d’Italia (da R & S, Ricerche & Studi di Mediobanca, 2003, pag. 1.149)".

Informo i lettori che è da poco nato il partito "

