Il Sole 24 Ore e Famiglia Cristiana denunciano lo scandalo mondiale di Bankitalia SpA
Il Sole 24 Ore, Sabato 16/02/2002
COMMENTI E INCHIESTE
Le anomalie nate dalla storia
di O. C.
Crédit Agricole, Abn Amro, Allianz, Banco Bilbao Vizcaya Argentaria. Fa capo anche a questi grandi gruppi bancari stranieri la proprietà della Banca d'Italia, una società le cui azioni sono custodite nei portafogli delle principali banche italiane. Il processo di privatizzazione e di concentrazione del sistema creditizio, avviato nel 1993 e sostanzialmente concluso, ha infatti prodotto un effetto collaterale: la proprietà della banca centrale, che prima era dispersa tra decine di istituzioni e di banche pubbliche, adesso (si veda la tabella) è passata a un nucleo di società private. Controllate prevalentemente da gruppi stranieri e soprattutto dalle fondazioni di origine bancaria, che formalmente sono istituti di diritto privato.
Anomalia italiana. La situazione italiana è del tutto anomala nel panorama mondiale. Nella maggioranza dei casi la banca centrale è posseduta interamente dallo Stato. Qualche volta è un'istituzione, non una società. Le quote in mani private rappresentano un'eccezione e comunque non superano mai il 50% del capitale.
Le azioni della banca centrale belga e quelle della banca centrale giapponese sono addirittura quotate in Borsa. Lawrence Goldberg dell'università di Miami (Stati Uniti) e Rezaul Kabir dell'università di Tilburg (Olanda) hanno provato ad analizzarne l'andamento per capire a quali variabili fosse legato. Sono arrivati alla conclusione che la performance delle azioni delle banche centrali sono modeste, nettamente inferiori a quelle degli indici di Borsa. L'azione della Banca Nazionale del Belgio, per esempio, valeva 1.850 euro nel dicembre 1998 ed era scesa a 1.600 all'inizio del 2001. Il dividend yield è stato pari in media al 3-4 per cento. La Bank of Japan valeva 100mila yen alla fine del 1998 ed era scesa a circa 65mila all'inizio del 2001.
Gli investitori non hanno, ovviamente, il potere di influenzare le scelte gestionali né di incidere sulla nomina del management (governatore e membri del board). Goldberg e Kabir dimostrano che l'andamento dei due titoli non è statisticamente dalla dinamica delle variabili macroeconomiche (tasso di disoccupazione, tasso di cambio con il dollaro, tasso di sconto, indice della produzione industriale): il rendimento è legato solo alla performance del mercato azionario. Eppure, nonostante questa evidenza, i due economisti sostengono che l'esperienza delle due banche centrali apre la strada alla possibilità che un giorno il mercato finanziario possa anche l'efficienza delle agenzie governative, comprando o vendendo azioni.
In Italia, almeno per ora, il problema non si pone. La proprietà privata delle azioni della banca centrale costituisce un'anomalia sui cui effetti concreti, peraltro, molti nutrono dei dubbi. Tanto per cominciare la Banca d'Italia ha un patrimonio netto di 30 miliardi di euro, o giù di lì, il cui rendimento è sufficiente a coprire i costi. Questo significa che non deve chiedere soldi agli azionisti, cui compete la designazione dei membri del Consiglio superiore della Banca d'Italia. La prassi vuole che, di fatto, siano il governatore e i suoi collaboratori a scegliere i personaggi da cooptare nell'organismo. Alle dei membri, che si svolgono presso le filiali, la concorrenza tra i candidati non è mai stata un fattore determinante.
Assetto proprietario. Cambierà qualcosa con il nuovo assetto proprietario? Sembra difficile che Giovanni Bazoli, Cesare Geronzi, Francesco Cesarini e Rainer Masera, presidenti delle quattro maggiori banche italiane e principali azionisti della Banca d'Italia, ordiscano complotti per impossessarsi del controllo del Consiglio superiore e pilotare da lì la nomina dei vertici. Perché è vero che formalmente la designazione del governatore tocca al Consiglio, ma la scelta della persona è una partita che riguarda il governatore uscente, il Governo e, talvolta, il Capo dello Stato.
Oltretutto la legge Ciampi sulle fondazioni bancarie ha aperto la strada al trasferimento delle azioni della Banca d'Italia dalle banche alle fondazioni che le controllano. Se ciò avverrà, la proprietà della banca centrale, pur restando formalmente ai privati, tornerà di fatto sotto il controllo della politica. Tanto più se la voluta dall'attuale ministro del l'Economia Giulio Tremonti rafforzerà il peso degli enti locali nella gestione delle fondazioni.
Ma quella della proprietà non è l'unica della Banca d'Italia. L'incarico a vita del governatore, per esempio, esiste soltanto in Danimarca oltre che in Italia (si veda la tabella). Negli altri paesi il mandato ha una scadenza che varia dai quattro agli otto anni. Solo in pochi casi è rinnovabile.
La peculiarità italiana è un bene o un male? Il mandato a vita del governatore nasce come garanzia di autonomia dal potere politico cui peraltro non mancano gli strumenti per revocare l'incarico. Adesso ci sono l'Unione europea, la moneta unica, la Bce. E un adeguamento agli standard internazionali forse gioverebbe: in fondo tra un mandato a vita, un mandato di otto anni o uno di cinque rinnovabile non c'è una grande differenza.
O.C.
Tabelle:
1.GLI AZIONISTI (vedi foto)
2.PUBBLICHE O PRIVATE (vedi foto)
3.IL MANDATO
Durata del mandato del Governatore
Indefinita: Italia, Danimarca
8 anni: Bce, Germania
7 anni: Australia, Canada, Finlandia, Irlanda, Olanda
6 anni: Francia, Grecia, Lussemburgo, Norvegia, Spagna, Svezia
5 anni: Austria, Belgio, Portogallo, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Giappone
4 anni: Stati Uniti
Fonte: Morgan Stanley central bank directory
"Famiglia Cristiana" 04/01/2004), pag. 22
Gli azionisti di Bankitalia
di Giuseppe Altamore (giornalista investigativo)
"Stranamente la Banca d’Italia è una società per azioni che appartiene a banche italiane e, in misura minore, a compagnie d’assicurazione. E sorprendentemente l’elenco dei suoi azionisti è riservato. Per fortuna ci ha pensato un dossier di Ricerche & Studi di Mediobanca, diretta da Fulvio Coltorti, a scoprire quasi tutti i proprietari della Banca d’Italia. Spulciando i bilanci di banche, assicurazioni eccetera, ha annotato le quote che segnalavano una partecipazione nel capitale della Banca d’Italia. Così il ricercatore è riuscito a ricostruire gran parte dell’azionariato della nostra massima istituzione finanziaria. Come si può notare, tre banche da sole "controllano" la Banca d’Italia (da R & S, Ricerche & Studi di Mediobanca, 2003, pag. 1.149)".
COMMENTI E INCHIESTE
Le anomalie nate dalla storia
di O. C.
Crédit Agricole, Abn Amro, Allianz, Banco Bilbao Vizcaya Argentaria. Fa capo anche a questi grandi gruppi bancari stranieri la proprietà della Banca d'Italia, una società le cui azioni sono custodite nei portafogli delle principali banche italiane. Il processo di privatizzazione e di concentrazione del sistema creditizio, avviato nel 1993 e sostanzialmente concluso, ha infatti prodotto un effetto collaterale: la proprietà della banca centrale, che prima era dispersa tra decine di istituzioni e di banche pubbliche, adesso (si veda la tabella) è passata a un nucleo di società private. Controllate prevalentemente da gruppi stranieri e soprattutto dalle fondazioni di origine bancaria, che formalmente sono istituti di diritto privato.
Anomalia italiana. La situazione italiana è del tutto anomala nel panorama mondiale. Nella maggioranza dei casi la banca centrale è posseduta interamente dallo Stato. Qualche volta è un'istituzione, non una società. Le quote in mani private rappresentano un'eccezione e comunque non superano mai il 50% del capitale.
Le azioni della banca centrale belga e quelle della banca centrale giapponese sono addirittura quotate in Borsa. Lawrence Goldberg dell'università di Miami (Stati Uniti) e Rezaul Kabir dell'università di Tilburg (Olanda) hanno provato ad analizzarne l'andamento per capire a quali variabili fosse legato. Sono arrivati alla conclusione che la performance delle azioni delle banche centrali sono modeste, nettamente inferiori a quelle degli indici di Borsa. L'azione della Banca Nazionale del Belgio, per esempio, valeva 1.850 euro nel dicembre 1998 ed era scesa a 1.600 all'inizio del 2001. Il dividend yield è stato pari in media al 3-4 per cento. La Bank of Japan valeva 100mila yen alla fine del 1998 ed era scesa a circa 65mila all'inizio del 2001.
Gli investitori non hanno, ovviamente, il potere di influenzare le scelte gestionali né di incidere sulla nomina del management (governatore e membri del board). Goldberg e Kabir dimostrano che l'andamento dei due titoli non è
In Italia, almeno per ora, il problema non si pone. La proprietà privata delle azioni della banca centrale costituisce un'anomalia sui cui effetti concreti, peraltro, molti nutrono dei dubbi. Tanto per cominciare la Banca d'Italia ha un patrimonio netto di 30 miliardi di euro, o giù di lì, il cui rendimento è sufficiente a coprire i costi. Questo significa che non deve chiedere soldi agli azionisti, cui compete la designazione dei membri del Consiglio superiore della Banca d'Italia. La prassi vuole che, di fatto, siano il governatore e i suoi collaboratori a scegliere i personaggi da cooptare nell'organismo. Alle
Assetto proprietario. Cambierà qualcosa con il nuovo assetto proprietario? Sembra difficile che Giovanni Bazoli, Cesare Geronzi, Francesco Cesarini e Rainer Masera, presidenti delle quattro maggiori banche italiane e principali azionisti della Banca d'Italia, ordiscano complotti per impossessarsi del controllo del Consiglio superiore e pilotare da lì la nomina dei vertici. Perché è vero che formalmente la designazione del governatore tocca al Consiglio, ma la scelta della persona è una partita che riguarda il governatore uscente, il Governo e, talvolta, il Capo dello Stato.
Oltretutto la legge Ciampi sulle fondazioni bancarie ha aperto la strada al trasferimento delle azioni della Banca d'Italia dalle banche alle fondazioni che le controllano. Se ciò avverrà, la proprietà della banca centrale, pur restando formalmente ai privati, tornerà di fatto sotto il controllo della politica. Tanto più se la
Ma quella della proprietà non è l'unica
La peculiarità italiana è un bene o un male? Il mandato a vita del governatore nasce come garanzia di autonomia dal potere politico cui peraltro non mancano gli strumenti per revocare l'incarico. Adesso ci sono l'Unione europea, la moneta unica, la Bce. E un adeguamento agli standard internazionali forse gioverebbe: in fondo tra un mandato a vita, un mandato di otto anni o uno di cinque rinnovabile non c'è una grande differenza.
O.C.
Tabelle:
1.GLI AZIONISTI (vedi foto)
2.PUBBLICHE O PRIVATE (vedi foto)
3.IL MANDATO
Durata del mandato del Governatore
Indefinita: Italia, Danimarca
8 anni: Bce, Germania
7 anni: Australia, Canada, Finlandia, Irlanda, Olanda
6 anni: Francia, Grecia, Lussemburgo, Norvegia, Spagna, Svezia
5 anni: Austria, Belgio, Portogallo, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Giappone
4 anni: Stati Uniti
Fonte: Morgan Stanley central bank directory
"Famiglia Cristiana" 04/01/2004), pag. 22
Gli azionisti di Bankitalia
di Giuseppe Altamore (giornalista investigativo)
"Stranamente la Banca d’Italia è una società per azioni che appartiene a banche italiane e, in misura minore, a compagnie d’assicurazione. E sorprendentemente l’elenco dei suoi azionisti è riservato. Per fortuna ci ha pensato un dossier di Ricerche & Studi di Mediobanca, diretta da Fulvio Coltorti, a scoprire quasi tutti i proprietari della Banca d’Italia. Spulciando i bilanci di banche, assicurazioni eccetera, ha annotato le quote che segnalavano una partecipazione nel capitale della Banca d’Italia. Così il ricercatore è riuscito a ricostruire gran parte dell’azionariato della nostra massima istituzione finanziaria. Come si può notare, tre banche da sole "controllano" la Banca d’Italia (da R & S, Ricerche & Studi di Mediobanca, 2003, pag. 1.149)".
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